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Lo Snipe visto da dietro l'obiettivo
Data pubblicazione: 03/10/2007
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Intervista al fotografo Michele Postinghel. 

Molti di noi lo conoscono già, altri l'avranno notato, nel piazzale prima della regata o su un gommone, intento a catturare, con una macchina fotografica, le evoluzioni delle barche o semplicemente le nostre espressioni. Le sue foto da un po' di tempo appaiono sul nostro sito ed anche su siti stranieri di Snipe (è il caso del sito del Campionato del Mondo).

Il fotografo in questione, dai modi gentili e pacati, è Michele Postinghel.

Michele nasce 40 anni fa a Trento a pochi chilometri dal Lago di Garda. Non è un fotografo pprofessionista; lavora come tecnico in  un una grossa multinazionale con sede in Trentino da circa vent’ anni.

Michele ama definirsi "fotografo per caso". "Ho sempre avuto la passione per la foto, ma sono uno dei tantissimi, nato veramente con la generazione del digitale". Ha imparato l'arte frequentando vari corsi presso un famoso fotografo della sua città.

E il rapporto con la vela com'è nato? "Ho sentito parlare di vela e di Snipe quando un “certo” Antonio Bari è diventato mio parente (cognato), più di venti anni fa".

Ammette che che per lui scotte, sartie, poppa, prua, mure a dritta e a sinistra erano per lui solo corde e in quella piccola vasca da bagno si girava a destra o a sinistra, questo era tutto quello che sapeva. Non ha mai voluto sapere niente della vela in generale perché erroneamente era convinto che fosse un mondo di “sofisticati figli di papà che ricchi di tempo libero si ritrovavano in lussuosi circoli a sorseggiare champagne e a degustare deliziose tartine ricoperte di costosissimo caviale".

Poi invece? "Tutto sbagliato. Almeno per quanto riguarda il mondo Snipe, trovi di tutto ma certamente è più la gente comune, partono il venerdì notte, si fanno centinaia di chilometri per raggiungere località sparse per l’Italia, circoli belli e circoli scassati, chi dorme in camper e chi in piccole pensioni. Mi sono accorto, osservandovi che il fine settimana passa veloce, è una corsa fin dall’inizio, scaricare la barca e trovare il posto dove metterla, la stessa cosa per il carrello, teli di copertura corde per legarli, la custodia della deriva del timone e dell’albero, chilogrammi di tessuti imbottiti per custodire i propri gioielli. Ognuno porta sempre con sé una piccola officina meccanica e, sembra impossibile, ma avete sempre qualcosa da fare. All’inizio mi sembravate un po’ pazzi ma adesso comincio a capirvi. Comunque io mi stanco solo a guardarvi".

La descrizione del nostro mondo prosegue: "Discussioni di ore su regolazioni e modifiche, bozzelli da spostare, strozza scotte da sostituire e via. Il trapano comincia a lavorare, giri loschi tra i regatanti di bulloneria in acciaio inox, il gelcot e la tela abrasiva scorrono a fiumi, cacciaviti e chiavi fisse girano tra le barche come i gabbiani sopra al vicino porto ... C’è chi è ben fornito e chi invece si arrangia sempre con gli attrezzi del vicino, credo siano sempre gli stessi, ma non ho mai visto nessuno lamentarsi o negare un aiuto al vicino".

"Un lavoro continuo, insomma, fino a quando entrate in acqua e vi avvicinate alla linea di partenza. Sembrate tutti sereni e tranquilli, dai volti siete li solo per partecipare e divertirvi, ma appena partite, vi trasformate. Si vede la fatica e si sente la tensione soprattutto nei giri di boa. Per fortuna io uso una macchina fotografica e non una telecamera altrimenti dovrei togliere l’audio: boa dopo boa, imprecazione dopo imprecazione, si arriva alla fine e li comincia il bello ... Il comitato sbaglia sempre qualcosa: la linea di partenza era storta, il vento saltava di 20,30,40 gradi, il 720, le proteste e le riparazioni. Rabbie che durano qualche minuto, ma che poi passano senza rancori, magari qualche muso lungo che poi piano piano se ne va con la cena della sera che mette tutto in ordine".

"Arriva l’ultimo giorno , l’ultima regata, la premiazione veloce gli ultimi saluti ai colleghi regatanti e poi tutti via di corsa, c’è chi viaggerà tutta la notte per ricominciare la settimana lavorativa".

"Insomma dal mio punto di vista una gran fatica e dei grandi sacrifici per poche ore nell’acqua, una gran passione e una gran voglia di stare assieme ad altri pazzi per la vela".

A quali regate ha preso parte come fotografo? "Piada Trophy, Nazionale di Riva, Mondiali in Portogallo".

La regata più divertente? "La più divertente senza dubbio il Piada. Lo spirito Romagnolo la simpatia dell’organizzazione e dello sponsor, sembra veramente una gran festa della vela ... c’è veramente di che divertirsi e credo stia diventando qualcosa di ben più grosso". 

La più emozionante? "Il mondiale in Portogallo. Speravo in un gran vento ed in altissime onde, speravo in scatti di grande azione ed invece molti primi piani di volti stufi e stanchi in attesa di un filo di aria. Comunque ho avuto modo di conoscere i migliori i “miti” ed i semi professionisti di questa classe ...".

"Quella che mi ha dato più soddisfazione è stata certamente la Nazionale di Riva. Un vento perfetto, una luce fantastica  e i gommonauti esperti che mi portavano nei posti giusti. E' stato proprio in questa regata che ho deciso di poter andare avanti e di non fare brutta figura. Molta gente ha voluto le mie foto e le critiche positive sono state molte".

Che difficoltà ci sono a fotografare in mare? "Difficoltà particolari nessuna se non il mal di mare e la paura di rovinare l’attrezzatura con l’acqua salata e non riuscire a trovarmi nel posto giusto al momento giusto".

Esiste una foto perfetta? "Non ho ancora capito quale può essere la foto perfetta in acqua, mi piace il mare con i suoi giochi di luce, le barche possono sembrare aggressive o morbide e dolci come i volti delle persone, basta una nuvola o un raggio di sole riflesso dal bianco della vela della barca vicina per cambiare completamente il senso della foto. Non sei in uno studio dove tutto è controllato e tu comandi luce e soggetto, in barca tutto è in continuo movimento e tutto cambia, bisogna solo aspettare e capire quando le cose sembrano perfette: con un click pensi di aver congelato tutto, la scotta in volo uno spruzzo di acqua, il fiocco che si gonfia e magari una bocca spalancata che urlando chiede “acqua in boa”. E’ difficile cercare  l’inquadratura tecnica, gli spazi, le porzioni libere, l’orizzonte perfetto. Il gommone si muove e devi aspettare l’onda giusta per scattare. Devi poi pensare che in realtà il velista vuole vedere una piccola cronaca della sua regata e quindi devi essere veloce, certe situazioni sono irripetibili".

Che attrezzatura utilizzi? "Uso due macchine fotografiche reflex digitali, due Canon eos 350d da 8Mega, una con grandangolo ed una con un buon teleobiettivo un 70 / 200 2,8F  veloce e preciso nella messa a fuoco. Non dovrei dirlo, ma in questo tipo di foto conta molto l’attrezzatura. Non posso lamentarmi, ma certamente in futuro passerò a qualcosa di migliore".

Programmi per il futuro? "Certamente fino a quando non vi stuferete di vedermi, ci sarò spesso sui campi di regata, lavoro e tempo permettendo. Ho ancora tanto da imparare e spero ancora molto da offrirvi ... nel frattempo continuo a guardare le foto dei grandi fotografi di vela.Per il futuro spero ... di fare un 6 al super enalotto, comprarmi una barca di una trentina di metri e andare un paio di anni in giro per il mondo a catturare qualche bella immagine ...".

Hai una foto che ti piace più delle altre? "No, non ho una foto che mi rappresenti, ma certamente alcune che mi piacciono più di altre, le selezionerò e si potranno vedere a breve nel futuro sito che sto costruendo".

Stiamo acquisendo le candidature per le località che ospiteranno le nostre regate nazionali per la stagione 2013. Scrivere al Segretario nazionale 2012-2013 peloja@katamail.com
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