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Intervista a Sarah Barbarossa
Data pubblicazione: 09/01/2007
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Sarah Barbarossa, assieme alla sua prodiera Barbara Bonini, dopo le nominations del 2004 e del 2005, ha vinto il sondaggio di Snipista dell’anno per la stagione appena conclusa.
Abbiamo così deciso di fare qualche domanda a Sarah. Ne è nata una lunga intervista – chiacchierata.

 

Sarah, tu hai iniziato ad andare in barca da piccolissima, incoraggiata da tuo padre, grande appassionato di vela e regatante molto valido. Puoi parlarci dei tuoi inizi?

 

Mi definirei figlia d’arte, visto che il mare e il vento li ho sentiti miei fin da piccola, grazie alla passione che mi è stata tramandata dai miei genitori. Già nei primi anni di vita ero abituata a passare le vacanze estive in barca: crociere in Croazia e week end nel golfo di Trieste con la barca di papà e mamma.
Poi, a neanche 8 anni, il primo corso di vela alla SVOC era una cosa quasi scontata. Ho solo un brutto ricordo: a conclusione del corso di vela estivo, durante la regata organizzata da tutte le scuole vela della zona, con quasi 100 optimist al via, io non sono neanche riuscita a partire, perché continuavo ad andare di lasco stretto su e giù lungo la linea di partenza. Tutto ad una tratto tutti sono partiti, ma io non avevo capito come si faceva ad andare di bolina. E così la mia regata si è svolta tutta lungo la linea di partenza, avanti e indietro tra la boa e la giuria, finchè un gommone mi è venuto a prendere dicendomi che avrei regatato la prossima volt. Così l’anno successivo ho ripetuto il corso di iniziazione e questa volta, un po’ più grandicella, ho concluso la regata e sono poi entrata a far parte della squadra agonistica. Qualche anno dopo ho vinto la fase regionale dei Giochi della Gioventù. Promettevo bene, ma poi sono cresciuta a dismisura. L’ultimo anno di optimist (ho finito un anno prima perché ero enorme!) ero alta 1 e 65 e pesavo 62 chili, poco meno di adesso.

 

Poi l’Europa, dove hai fatto molto bene.


Sì il mio allenatore e anche mio papà (che, in sostanza è “l’altro mio allenatore”, oltre che principale fan e sponsor) hanno pensato di mettermi su un Europa, visto che il mio fisico - dicevano - fosse perfetto per quella barca. In effetti non hanno sbagliato: da subito ho avuto grandi soddisfazioni. Ho iniziato nel 1992 e da quell’anno in poi sono sempre stata nella squadra nazionale, partecipando a un sacco di mondiali ed europei in Svizzera, Austria, Germania, Danimarca, Francia, Spagna e USA.
I più bei risultati sono stati un 1° juniores al Campionato Italiano Classi Olimpiche sul lago di Garda (1994), un 6° al Campionato europeo Juniores in Spagna (1995) un 3° al CICO di Mondello (1996) e un altro 3° al CICO di Napoli (1998).

 

Hai mai pensato alle Olimpiadi?

 

Beh diciamo che ho iniziato a pensare che avrei potuto partecipare alle selezioni per le Olimpiadi …
Ma le cose sulle classi olimpiche non sono semplici. Ogni volta che tornavo da un campionato mondiale mi rendevo conto che ormai sempre più per arrivare davvero in alto bisognava fare solo quello, i professionisti insomma... Dall’altro lato c’era anche l’università; studiavo economia e, certo, concludere gli studi in regola mi avrebbe garantito un buon posto di lavoro. Ma sempre di più regate e appelli si mescolavano e le preolimpiche duravano una settimana e, soprattutto, erano una dietro l’altra. Insomma, avevo paura di arenarmi all’università per una cosa che, certo, sarebbe stata bellissima, ma poi che prospettive avrei avuto? In più ho avuto anche un infortunio al ginocchio, causato proprio dalla posizione in cinghia che, sull’europa, è veramente “a stecca”: mi hanno operato al menisco, e dopo una settimana sono andata a fare la preolimpica di Anzio, da cui sono tornata in lacrime con un ginocchio gonfio come un melone che mi ha fatto zoppicare per 1 mese. E quel dolore tornava ogni volta che cinghiavo, potevo fare tutto, correre, aerobica, bici, ma non cinghiare.
Insomma, alla fine, ho fatto una scelta più con la testa che con il cuore ed ho deciso di mollare l’attività velica e di concludere così gli studi universitari in tempo e bene. Così ho fatto ed ho iniziato subito a lavorare alla Friulia.

 

Poi sponsor quest’anno ...

 

Sì, la società finanziaria del Friulia Venezia Giulia. Allora non avrei mai pensato che proprio Friulia, assieme al suo socio di maggioranza (la Regione), ci avrebbe sponsorizzate per partecipare ai mondiali in Uruguay. Forse la scelta che ho fatto non è stata tanto sbagliata, anzi, se tornassi indietro la rifarei … anche se il sogno delle Olimpiadi resterà sempre un sogno…

 

Come hai scoperto lo snipe?

 

Dopo circa tre - quattro anni dalla mia uscita di scena dal mondo delle regate, cominciavo a sentirne la mancanza. Mi sognavo di regatare, di planare con il mio Europa in una bellissima giornata di bora, condizioni da me preferite ai tempi d’oro (invece sullo snipe mi sono fatta contagiare da Barbara … siamo delle ottime “bavettare”!)

 

Beh non direi, mi ricordo che alla Nazionale di Muggia del 2005 siete uscite tranquillamente in una giornata di bora veramente al limite, e forse oltre il massimo di vento per regatare ... Torniamo agli inizi in Snipe.

 

Sì è stato grazie a Giorgio Brezich che mi sono avvicinata alla Classe. Giorgio mi aveva suggerito di chiedere la barca della classe per provare ad avvicinarmi a questo mondo…ed è così che a fine 2002 ho fatto la prima comparsa sullo snipe a prua con te al timone, ad una prova dell’invernale di Talamone, avvisandoti che non avevo idea né di cosa fosse uno Snipe né di cosa volesse dire fare il prodier, ma devo dire che ... con calma mi hai detto le cose più importanti che un prodiere deve fare e ce la siamo cavata bene. Poi, a prua di Enrico Michel, durante il 2003 ho appreso i più reconditi segreti che i Michel si sono tramandati da generazione a generazione. Segreti che, in contemporanea, li mettevo in pratica da timoniere con Barbara a prua. Ed è a lei che devo il mio cambio di opinione sui doppi.

 

OK, parlami un po’ di Barbara Bonini e della novità per te di avere qualcuno a prua.

 

Io ero abituata ad andare da sola, senza dover chiedere niente a nessuno. Quando volevo uscivo, se vincevo era solo merito mio e se andavo male ero io che avevo sbagliato. E basta. Ma grazie a Barbara ho capito quanto sia bello invece concorrere assieme verso uno stesso obiettivo, essere una squadra e appoggiarsi una sull’altra fidandosi quasi ciecamente perché consapevoli delle rispettive capacità. Sì perché Barabara ed io ci conosciamo fin da piccole: scuola vela, regate in optimist tutte e due alla Svoc, poi lei però si è subito dedicata ai doppi, al timone prima di un 420 e di un 470 poi, e devo dire con successo (al campionato mondiale femminile 420 in Israele nel 1992 è arrivata 2°!). Penso che la nostra forza stia proprio nel fatto che in realtà siamo due timonieri: non serve che le dica niente, lei sa già cosa bisogna fare, perché la stessa cosa la farebbe anche lei, e quindi non perdiamo quei secondi preziosi per comunicare ad esempio di rientrare dalle cinghie o di lascare il vang o il cunningam o altre manovre se il vento cala. Inoltre la tattica di regata, che ero abituata a gestirmi da sola, è molto meglio se fatta con l’ausilio di un occhio esperto che, come un computer, comunica tutto ciò che succede nel campo di regata … altro che strumenti di bordo! Ma soprattutto è bello regatare con lei perché in barca non c’è mai nervosismo e tanto meno insulti (tra di noi, si intende!), perché se una di noi sbaglia, di sicuro non l’ha fatto apposta e, allora, a cosa serve infierire? Al campionato italiano all’Isola d’Elba del 2004 in una prova noi siamo stato prime per tutta la regata, ma all’ultimo giro, alla boa di poppa, mi è sfuggito il timone dalle mani e abbiamo centrato in pieno la boa, fatti 360°, siamo arrivate seste. Era stata solo colpa mia, ma Barbara non ha detto una parola (conosco molti che invece avrebbero “leggermente” inveito contro di me), anzi mi ha incoraggiata ad andare avanti e finire la regata quanto meglio possibile.
Se siamo Snipiste dell’anno, il merito  è veramente al 50%. Anzi, approfitto per ringraziare chi ci ha votate.

 

Quali sono gli aspetti della Classe che ti piacciono?

 

La cosa bella che ha la Classe Snipe (e che nessuna classe olimpica) ha è il fatto di sentirsi veramente dentro una grande famiglia. Per carità, anche in famiglia accadono i litigi, non sarebbe normale altrimenti, ma lo spirito di altruismo io lo avverto in questa classe. Aiutarsi a vicenda e divertirsi a terra, ma allo stesso tempo essere agguerriti in mare non è una cosa tanto scontata.

 

Quest’anno ti sei anche sposata. Va anche Max in barca con te, come se la cava?

 

Max non è un derivista nato, però anche lui è stufo delle regate sui barconi, dove vince, più che l’equipaggio, la barca più “tirata” e quindi l’armatore che ci spende più soldi sopra. Certo, non è sempre così, non si può fare di tutta un erba un fascio. Però è una cosa che lo ha fatto riflettere. Ecco perché lui predilige le regate sui monotipi, dove almeno c’è uno scontro alla pari! Infatti regata da molti anni sul J24, con un gruppo ben affiatato. E sono bravi: al campionato italiano J24 del 2005 sono arrivati quinti. Quando gli ho proposto di provare a fare qualche regata in snipe è stato subito un “sì” carico di entusiasmo. Ed è così che abbiamo fatto assieme il Campionato Italiano a Trieste, e non è andata neanche male, considerando che molte prove le abbiamo fatte con una bora bella decisa, condizioni che fanno veramente capire la differenza tra la fatica che si fa a regatare su una deriva instabile e barcollante o su un barcone. Così ho apprezzato un’altra volta il fatto di regatare su un doppio piuttosto che su un singolo: per condividere con l’altra metà le emozioni in mare e … nella vita poco dopo, infatti, il matrimonio.

 

E poi il mondiale in Uruguay ...

 

Sì, non pensavo di riuscire ad organizzare queste due grandi cose così ravvicinate: è stata dura, gli allenamenti hanno dovuto subire per forza di cose un rallentamento, in mezzo a bomboniere, pranzo di nozze, luna di miele. Però appena tornata dal viaggio di nozze, esattamente il giorno dopo, invece di disfare le valige e sistemare casa, regata a Trieste (Trofeo for Paolo) per riprendere confidenza in barca con Barbara e dopo due settimane … via in Uruguay!
Ancora una volta essere lì con Barbara è stata una sicurezza. Appena arrivate abbiamo davvero lavorato tutto il giorno per sistemare la barca come la volevamo noi. Ma avevamo le idee ben chiare e, quindi, sapevamo esattamente dove mettere le mani, anche se un accompagnatore non sarebbe stato male. Erano tutte con assistenza in mare; per noi invece, se malauguratamente si fosse rotto qualcosa in mare, il campionato sarebbe terminato lì.
E’ stata soprattutto questa la differenza rispetto all’Europeo di Rosignano: lì giocavamo in casa noi, l’assistenza in mare, anche se di fatto era rivolta verso tutte le concorrenti, in cuor suo faceva il tifo per noi, mentre in Uruguay avevamo solo il tifo degli amici che da casa ci seguivano sul sito. Dico “solo”, ma in realtà è stato davvero di aiuto, soprattutto, quando a metà campionato, avevamo iniziato ad incassare una serie di brutti risultati, ma gli amici ci incitavano a non mollare.
Grazie, perchè non ci siamo sentite sole!


Per gli amanti delle statistiche mi elenchi il tuo palmares?

 

2003: seconde a pari merito con la Giacometti al Campionato Italiano femminile.
2004,2005,2006: prime al Campionato Italiano femminile.
2005: prime al Camp Europeo femminile.

 

E 2006 quarte al Campionato Mondiale femminile. Cosa cambieresti o miglioreresti nello Snipe?

 

La deriva! Ma non si può fare di altro materiale per alleggerirla un po’?

 

Per concludere hai progetti per il futuro?

 

Ovviamente non intendo lasciare mai più il mondo della vela, perché sono stata troppo male durante la mia assenza dalle regate!

Stiamo acquisendo le candidature per le località che ospiteranno le nostre regate nazionali per la stagione 2013. Scrivere al Segretario nazionale 2012-2013 peloja@katamail.com
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