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[ allenamento ] Allenamento e dieta del velista

Data pubblicazione: Dom, 01 Aprile 2007

La vela è sempre più muscolare. Rispetto ai bei tempi andati, ormai vince chi schiena di più. Adesso conta sempre meno la tecnica e il cervello.
Eppure già in quegli anni ormai lontani sapevamo quanto importante fosse l’allenamento e l’alimentazione, che, in definitiva, non è altro che l’allenamento dello stomaco.
Alcuni concetti meritano di essere chiariti.
Cos’è l’allenamento
L’allenamento è adattamento, cioè quel meccanismo di difesa che protegge il nostro organismo dalle modificazioni dell'ambiente esterno e/o dal ripetersi sistematico di alterazioni fisiche stressanti, mettendolo in condizione di mantenersi in omeostasi.
Le richieste dell'allenamento o dell'esercizio fisico in generale, provocano sollecitazioni al metabolismo energetico e a quello proteico, al rifornimento di ossigeno nel sangue, oltre che a tUtti gli altri sistemi di regolazione dell'omeostasi.
Il carico (stimolo dell'allenamento) se sufficientemente elevato provoca un processo di affaticamento che, dopo una sufficiente ed obbligatoria fase di recupero, fa si che le riserve energetiche, la sintesi proteica ed i meccanismi di regolazione non tornino allo stato iniziale precedente al carico, ma ad un livello notevolmente superiore; con conseguente capacita di prestazione più elevata.
Questo meccanismo biologico di adattamento e difesa dell'organismo, è chiamato supercompensazione.
Con il perdurare delle sollecitazioni dell'allenamento, si produce sovrapposizione e rafforzamento degli effetti della supercompensazione; aumenta di conseguenza il livello prestativo e si instaura un'omeostasi con livello di sollecitazione più elevato.
Per nostra fortuna siamo molto adattabili, come la maggior parte degli esseri di questo pianeta. Funzioniamo bene grazie ad una serie estremamente complessa di meccanismi che si compensano e si equilibrano a vicenda. Naturalmente un veleno può ucciderci, e dei veleni si può davvero dire che facciano male. Ma in che dosi? Dosi uguali per tutti? E tutte le sostanze classificate come veleni hanno lo stesso effetto su tutte le persone? Certo che no! Ma non voglio parlare di veleni: voglio invece dire che affermare con sicurezza che un'abitudine, un cibo o una pratica facciano male o bene è un azzardo da scommettitori incalliti.
Vedete, noi abbiamo una grande capacità di assorbire gli insulti (fisiologici, se non altri). Una persona può avere dei compartimenti della propria fisiologia molto "forti", adattabili, reattivi alle sollecitazioni, ed altri meno. Ammettiamo che la mia capacità di digerire e metabolizzare le sostanze alimentari grasse sia normale: se in un pasto mangio un cibo molto grasso, magari un grasso saturo (strutto, pancetta, salumi ecc.), in quantità industriali, nel mio organismo nasce uno scompenso: si alterano rispetto ai miei valori normali la condizione del fegato, la qualità del sangue, l'attività del sistema linfatico, la struttura di certi ormoni... Questa situazione dura alcuni giorni, durante i quali l'organismo si dà da fare per riportare i suoi valori alterati a quella condizione che per me rappresenta la normalità; e se è sano, di solito gli riesce bene. Dopo un ragionevole lasso di tempo, insomma, è molto probabile che tutto torni come prima (a meno che non siano successe cose particolari, per motivi specifici).
Ad esempio, un pezzo di carne marcia, che qualunque essere umano - e parecchi animali - si rifiuterebbe di mangiare è invece fonte di vita e nutrimento per una grandissima varietà di batteri, animaletti, insetti, larve: la carne marcia non è quindi né buona né cattiva, è semplicemente adatta a certe specie e non adatta ad altre.
E’ proprio la carne marcia ad essere particolarmente adatta per il velista per una serie di motivi che cercherò di esemplificare.
Una notevole quantità di microrganismi (se ne possono identificare oltre 100 diverse specie) è concentrata a livello dell'apparato gastro-intestinale ed è una componente integrante del corpo umano. Al fine di svolgere le sue funzioni metaboliche, l’apparato digerente e in particolare il tubo gastrointestinale, ha infatti bisogno che siano presenti e in stato ottimale non solo le sue strutture anatomiche ma anche quei germi batterici chiamati microflora intestinale, che colonizzando la mucosa favoriscono i processi di transito, di assorbimento e di trasporto.
La microflora intestinale raggiunge una quota di 10'°-10'3 microrganismi per grammo di feci (peso secco), ma l'aspetto più eclatante è che il numero totale di microrganismi presenti nell'intestino è circa uguale al numero di cellule che costituiscono il corpo umano (10'2 batteri per cm2 di intestino)
I germi presenti nel tubo digerente sono in grado di produrre batteriocine, sostanze antibatteriche che agiscono nei confronti della stessa specie di batteri che le produce. Altre sostanze di produzione batterica sono gli antibiotici naturali, che agiscono nei confronti di specie diverse da quella del produttore. La microflora intestinale viene aggredita quotidianamente da microrganismi patogeni che giungono dall'ambiente esterno. Essi normalmente non riescono a esplicare il loro potenziale patogeno, in quanto non riescono a trovare uno spazio vitale per la loro moltiplicazione, grazie soprattutto alla produzione di sostanze ad attività antibatterica da parte dei microrganismi residenti.
Quando la microflora intestinale subisce un’alterazione si parla di disbiosi, una specie di rottura dell'equilibrio dell'eco¬sistema microbico, con un'eccedenza dei germi patogeni. Si avvera, così, una sofferenza estesa che genera quei sintomi che ne sono l’iniziale spia:
• un eccesso di gas con gonfiore e flatulenza
• un ritardo del transito fecale con spasmi addominali
• un eccessivo assorbimento di acqua con conseguente stitichezza
• un diminuito assorbimento di acqua e sali con diarrea
Con il meccanismo dell’adattamento o della supercompensazione alleniamo il nostro apparato gastro-intestinale a subire forti sollecitazioni ed ad adattarsi agli stress, favorendo la produzione di batteriocine.
La carne macellata non puo' essere consumata immediatamente ma ha bisogno di un periodo di frollatura, cioe' di essere stagionata per qualche giorno. La frollatura rende la carne piu' tenera e saporita, per una serie di reazioni che avvengono nella struttura muscolare. L'animale macellato in genere viene diviso longitudinalmente in due parti, dette mezzene, che a loro volta sono divise in due parti, una anteriore e una posteriore. Man mano che passa il tempo il colore della carne da un bel rosso diventa brunastro. Una carne vecchia ha infatti un colore scuro, tendente al grigio. La carne, come tutti i prodotti alimentari, puo' "andare a male", cioe' decomporsi a causa dei batteri e delle muffe che producono sostanze di rifiuto, nocive e maleodoranti. Proprio questi batteri e queste muffe che sono le nostre leccornie.
Non arricciate il naso, si tratta di abitudine, la carne marcia, ve lo garantisco, vi piacerà.