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Chiacchierata con Augie Diaz
Data pubblicazione: 18/09/2007
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Sono in aeroporto, assieme a Stefano Longhi e a Giovanni Stella. Siamo in attesa di imbarcarci sull’aereo che ci porterà da Porto a Madrid.
Il Mondiale è finito ieri. Su undici prove in programma ne abbiamo fatte solo tre.
Johnny, accentuando un’improbabile cadenza romagnola, che ricorda molto il venditore di pedalò Ferrini, scandisce: “E’ il paradiso dei surfisti. E quando ti dicono che è il paradiso dei surfisti ...” – alza le mani verso l’alto, indietreggia, strabuzza gli occhi e fa un’espressione impaurita – “quei deficienti di velisti spaccano tutto ..” – cambia espressione –“... invece c’era una nebbia ed una bonaccia della Madonna che sembrava di essere a Marina di Ravenna a novembre; si sentiva pure il nautofono!”
Stefano è molto deluso del suo risultato, dice di voler vendere la barca e ... comprare un cavallo. Johnny lo prende in giro e mi propone di fare un’intervista all’ultimo in classifica con domande e risposte ridicole da pubblicare sul sito.
Prendo il PC portatile, lo apro ed iniziamo a buttare giù qualche scemenza. Stefano tuttavia è troppo deluso e non è brillante, nonostante l’incalzare di Estrella.
Dopo qualche minuto sbuca all’improvviso Augie Diaz, l’americano, ormai ex Campione del Mondo Snipe. Ci vede al computer e, con la sua voce un po’ nasale, ci chiede cosa stiamo facendo.
Augie è forse il campione di vela più modesto e disponibile che ho conosciuto. E’ incredibile: con il suo palmares (che io sappia, due mondiali Snipe – 2003 – 2005 , tre mondiali master, un nordamericano di Star, innumerevoli titoli statunitensi e, soprattutto, la vittoria ai trial del 1980 con gli FD – prodiere Mark Reynolds – e, purtroppo, il successivo boicottaggio degli Stati Uniti e sua mancata partecipazione alle Olimpiadi di Tallin), ascolta con interesse ed elargisce consigli a chiunque.
In questo caso rincuora Stefano per il suo risultato al Mondiale appena finito.
Augie questa volta, secondo me, non è stato molto fortunato, ma alla fine, grazie alla sua tenacia e alla sua “consistenza”, come dicono gli anglosassoni, è riuscito comunque ad ottenere un ottimo quarto posto. Risultato di pregio solo se si considera che molti altri favoriti della vigilia hanno terminato ben più indietro. In due regate su tre, Diaz era dietro a me, ma metro su metro, con inesorabile e inesauribile pazienza è sempre riuscito a rimontare posizioni.
Augie ci sintetizza le cose che sono state essenziali in questo Mondiale: “Primo: la corrente. Bisognava controllare la corrente. Secondo: era necessario partire bene per poter virare subito. Terzo avere una buona velocità di base quando il prodiere stava dentro la barca. Se la barca faceva bum-bum ... bum era terribile. Era importante che tu avessi una buona velocità quando il prodiere era sottovento e che tu guardassi di non finire nelle zone di bonaccia, perché altrimenti la barca aveva difficoltà a ripartire”.
Per questi Mondiali molti equipaggi sembravano molto pesanti. Diaz si aspettava un vento così leggero? “In effetti ognuno pensava al vento forte, ma mi ero accorto, guardando su internet, che c’era poco vento. Così Ernesto, Bruno, Alexandre erano troppo pesanti. Pensavo addirittura che il sensore di Windguru fosse dietro un edificio”.
Quanto pesava l’equipaggio Diaz – Ivey? “310 libbre”. Augie tira fuori il telefonino ed inizia ad armeggiare con il convertitore: “140 chili! In estate peso 76, in inverno 80. Per andare in Snipe cerco di tenermi sui 74-75. Quando vado in Star peso 80 chili”.
Il prodiere per questo Mondiale (come per quello vinto del 2003) è stato Mark Ivey, tra l’altro tra i migliori timonieri al Mondo di 505. “Mark è un velista molto bravo, anche se in Snipe va poco”. In questo caso Augie può contare su un velista che è un ottimo skipper e che, sebbene frequenti poco la Classe, fa molto bene le manovre. Se deve scegliere preferisce “un prodiere che sappia manovrare molto bene”.
Augie è amico d’infanzia di Mark Reynolds. Per tale motivo è cliente affezionato della Quantum Sails. Ha provato ed utilizzato anche le vele muggesane Olimpic Sails. Nell’ultima prova ha utilizzato una randa Olimpic CRC Plus con taglio cross cut. Per Augie le rande radiali funzionano bene ma hanno una sola forma (quella che gli ha dato il velaio), mentre la “cross cut la puoi adattare meglio alle condizioni del momento, perché forse è più elastica.” La radiale va bene con vento medio forte, ma è critica con vento molto leggero.
Thomas Hornos ed Enrique Quintero sono stati per molti degli outsider. Diaz così svela che all’inizio dell’estate hanno fatto un clinic a Miami di cinque giorni. C’erano vari velisti molto forti come Peter Commette ed Ernesto Rodriguez. Thomas ed Enrique erano veramente veloci soprattutto con vento leggero. Al Mondiale hanno usato una randa Olimpic cross cut (datagli da Ernesto).
Augie ci racconta che Thomas ha 19 anni, Enrique è ancora alla High School. Enrique è di Miami, mentre Thomas è del New Jersey. Il loro coach è Leandro Spina (il prodiere di Ernesto Rodriguez).
Per Diaz lo Snipe è molto più formativo ed utile per i giovani. “E’ meglio del 420 perchè ha gli spigoli”. Impari a condurre la barca con il peso, evitando di utilizzare tanto il timone. Se la barca sbanda troppo devi tirare violentemente il timone e questo la rallenta. Il 420, invece, tollera lo sbandamento e per questo sarebbe preferibile lo Snipe come barca giovanile.
Mentre aspettiamo sul pulmino che ci porterà sotto l’aeroplano, Stefano ricorda a Diaz che questo è il terzo Mondiale consecutivo vinto da un team statunitense (2003-2005-2007). Sarà forse perché gli americani ingaggiano un coach locale?
Augie, annuisce. In Svezia avevamo un giovane ragazzo del posto molto bravo, in Giappone avevamo un velista giapponese anche lui molto bravo che, anche se non era di Gamagori, conosceva bene il posto e, soprattutto parlava bene Inglese e non era molto chiuso e riservato come sono normalmente i giapponesi. Qui a Porto avevamo Pedro, che ha fatto un ottimo lavoro. “Quando siamo andati a Punta del Este,per il Mondiale del 2001, eravamo senza coach”. Augie mi ricorda le condizioni di quel Mondiale, in cui non finì molto bene: “tanta, tanta corrente”. “Conoscevo il mio amico Ricardo Fabini e gli chiesi, prima del Campionato, se c’era corrente e mi disse: niente corrente”.
“In Svezia avevamo un coach del posto che ci spiegò molte cose su come girava la corrente e su come erano i fondali. Mi ricordo che in una prova la corrente aveva cambiato direzione, noi lo sapevamo , perché il coach ce l’aveva detto, e così gli Stati Uniti finirono 1, 2, 3, 5, 7, 8, 9 in quella prova”. In Svezia la corrente era fondamentale tanto che Peter Commette – ci svela - aveva disegnato sul fondo della propria barca la carta dell’area di regata, con batimetriche e punti di riferimento.
Gli chiediamo della sua famiglia, di suo fratello Gonzo, che Johnny ha nominato ambasciatore “Piada” per le Americhe. “Io cerco di andare in barca il più possibile. Per questo Gonzo, mio fratello, è importante per il nostro business. E’ mio socio in affari ed e molto bravo a gestire la nostra attività. Come organizzatore è fantastico. E’ stato lui ad organizzare il container e la spedizione delle barche e del materiale di tutto il team americano”.
Augie non ha utilizzato la sua barca con cui fa le regate negli Stati Uniti. “Ho usato la barca di Giorgio Brezich che era velocissima in poppa. Durante il Mondiale in questa andatura ho sempre recuperato posizioni”.
Prendiamo posto in aereo ed Augie si siede su un sedile libero accanto a Stefano. Continua a parlare di regate. Prende il “sacchetto per il vomito” dallo schienale del sedile di fronte, chiede una penna ed inizia a disegnare, spiegando a Stefano come fa i rilevamenti per la partenza. Passa ad elencare pregi e difetti della bussola digitale. “Uso la bussola digitale, ma sto pensando di non usare più il timer, perché mi impedisce, durante le fasi di partenza di fare dei rilevamenti del vento e della linea di partenza”.
Ora è il momento delle centrature e della sua “filosofia” di messa a punto della barca. “Io preferisco misurare con attenzione rake, crocette, tensione. Anche chi ha poco tempo per andare in barca deve essere preciso. Non ci si può permettere di essere approssimativi quando non si ha un occhio abituato e capace di intervenire in mare modificando le regolazioni, guardando la vela, l’albero, o sentendo la barca. E’ buona cosa, quindi, sfruttare i numeri delle velerie e, eventualmente utilizzarli come punti di partenza per sperimentazioni”.
Riempito di disegni il suo sacchetto, passa ad illustrare il suo sistema per la regolazione dell’archetto della randa. Evidenzia le differenze con quello di Giorgio. Conosce bene come è fatto quello di Stefano (Augie osserva tutto) ed elenca quelli che, secondo lui, sono i pregi e i difetti dei vari sistemi. Ci anticipa quello che vorrebbe provare.
Dopo aver finito di disegnare anche sul secondo sacchetto, il nuovo argomento è il Piada Trophy 2008 e le regate della prossima stagione. Mi offro di prestargli la barca e di fargli da prodiere, ma Augie ha già deciso e pianificato: vorrebbe avere una nuova barca di Enrico Michel, che testerà a Valencia, la utilizzerà al Piada e, poi, messa bene a punto, per il Mondiale Master in Svezia.
Il Piada Trophy: forse una settimana in Italia con la famiglia, si informa quanto dista Venezia da Cervia, quali altre città vicine visitare.
Alla fine sbarchiamo a Madrid, ancora discorsi di vela e regate. Poi,  ci salutiamo. Lui ha l’aereo per Miami. Noi quello per Venezia.
Stefano ci mostra orgoglioso i due “sacchetti per il vomito” con i disegni di Augie Diaz: forse ha deciso di tenersi lo Snipe e di non comprarsi il cavallo ...

Stiamo acquisendo le candidature per le località che ospiteranno le nostre regate nazionali per la stagione 2013. Scrivere al Segretario nazionale 2012-2013 peloja@katamail.com
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