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Data pubblicazione: 17/08/2011
Alcune considerazioni in ordine sparso. (articolo sul Mondiale)
- Le barche:
A un Mondiale in passato quasi tutti (o una grande percentuale) spedivano le barche dal proprio paese. Da ora credo che la charterizzazione sarà sempre più diffusa. Gli americani, i brasiliani, gli argentini, i canadesi, il portoricano … non hanno spedito le barche con un container. Unica eccezione i giapponesi, ma solo per alcune barche. Il 30% degli Snipes arrivava dall'Italia, cioé 17 barche, portate per la gran parte con mezzi DB Marine. Diciassette barche, alcune nuove, costruite per l'occasione, altre charterizzate da italiani. 4 furgoni, 1 auto, 3 carrelli tripli e 2 carrelli doppi, oltre a barche sul tetto di 3 furgoni e dell'auto. Uno spettacolo. Se non ci fosse stata l'Italia, che Mondiale sarebbe stato? Brasiliani, americani, argentini, giapponesi hanno utilizzato barche provenienti dall'Italia.
Il problema ci sarà per il prossimo Mondiale di Rio. I brasiliani saranno in grado di charterizzare un buon numero di barche in buono stato? A meno che dall'Italia non partano containers carichi di barche ...
- Assistenza:
Oltre alla charterizzazione di barche, Enrico e Daniela Michel, assistiti da Marco, da Gipsy e dal "nonno", hanno svolto un lavoro incredibile. Io avrei mandato "a quel paese" dopo un minuto i regatanti. Chi pensa che i brasiliani siano gente che sale in barca e vince si sbaglia. Le loro barche sono state personalizzate in loco, sotto loro pressanti richieste. Nick Voss si è visto montare (da un team di formula 1: Gipsy e il nonno) in 10 minuti l'archetto della randa. Il giorno di vento forte molte barche hanno subito danni. Il servizio di assistenza italiano (il furgone "DB one"era pieno di pezzi di ricambio) ha consentito a molti di regatare al meglio il giorno dopo: 2 alberi rotti e sostituiti, almeno 4 - 5 tangoni rotti e cambiati, un paio di timoni … Il futuro per le regate internazionali è la charterizzazione e l'assistenza completa al regatante.
Questo, forse e purtroppo, mal si concilia con l'esigenza, sentita da più parti, di rendere per il futuro Mondiali open, senza limitazione numerica. O meglio, questo è il motivo per cui la SCIRA storce il naso quando sente parlare di Mondiali open: se è open … tutti gli italiani partecipano e a chi si rivolgono gli stranieri per trovare le barche? Questa non è del tutto una battuta ...
- Squadra Italia:
A parte Brasile e Spagna, noi presentavamo un team … "di esperienza". In altri termini, un team vecchio. Io ho 41 anni ed ero il più giovane timoniere italiano. Stessa situazione, per i paesi del Nord Europa, e in parte per gli Stati Uniti (ad eccezione di Voss, Kamilar, Sinks). Che sia il caso di inventarsi, almeno per l'Europeo, se non vogliamo per il Mondiale, una o due wild cards per equipaggi giovani e di valore (vedi Coccoluto). Sarebbero di richiamo per new entries nella Classe e potrebbero anche portare a qualche buon risultato.
Cos'hanno in più i Brasiliani? Sono giovani, sono atletici, sono più allenati. I doppi olimpici non esistono. Esiste lo Snipe. I più forti poi vanno in 470. Il serbatoio da cui attingere è molto ampio. Bethlem e Careca, con gli altri, si sono allenati, hanno provato e riprovato. Sebbene Careca affermi che non fosse allenato, io non ci credo. Sicuramente era più allenato di tutti noi messi insieme.
Parlo per me: il mio lavoro è stare dietro una scrivania, sono un regatante delle domenica (forse più assiduo della media). Il mio prodiere vive a Spezia, mentre io vivo a Moruzzo. In estate deve fare gli esami e se può va in barca con me (l'ultima uscita in Snipe insieme prima dei Mondiali? La nazionale di Rimini, due mesi prima).
Non so quale sia la situazione degli altri equipaggi italiani. Ma penso sia simile: lavoro tanto, e tempo libero poco - più o meno - dedicato alle regate.
Questa è la differenza principale.
- Cosa fare per migliorare?
Allenamenti di gruppo tra i selezionati, è stato più volte detto. Corretto ed auspicabile. Peccato che alcuni stanno a Roma, un altro a La Spezia, altri a Trieste, uno a Moruzzo. E tutti lavorano, studiano, o hanno famiglia. Peraltro, con qualche sforzo, qualcosa di più si potrebbe fare.
- Le condizioni meteo:
Mediamente c'è sempre stato vento medio-forte, spesso associato ad onda molto ripida. Quando il vento non era così forte, noi italiani non siamo stati poi tanto scarsi. Noi e i Rochelli abbiamo girato primi ad una bolina di un Mondiale. Michel & Longhi hanno finito terzi in una prova, noi quinti. Poggi & Vanni sono stati spessissimo, quasi sempre nei venti. Più di qualche prova avanti l'abbiamo fatta tutti. Quando il vento aumenta, conta molto il peso e l'allenamento a regatare in queste condizioni. E' notorio che in Italia, tranne che in qualche località, il vento sia leggero. Quando il vento è forte o piove, non si regata … sebbene "sailing is a watersport".
- Flotte numerose e "deep":
Ribadisco il concetto già espresso. Con sessanta barche, di cui tante molto buone, è importante e difficile partire bene e resistere, magari con una barca vicina sottovento ed un altra sopravento. Regatare "close quarter" per me è difficile, perché non sono abituato. Ogni centimetro guadagnato o perso in avanti o sopravento fa la differenza tra girare nei primi venti o negli ultimi venti. Condiziona le scelte tattiche di tutta la prima bolina.
Ho letto (sul blog di Ivo) che Antonio Bari sostiene che questo dell'abitudine non sia il problema, poiché ad esempio gli urugyuayani sono in dieci … Non so, forse in Sudamerica ci sono comunque regate numerose, o il livello medio dei regatanti (di quei 10 regatanti) è più alto e più ravvicinato. O forse noi siamo più scarsi, e irrimediabilmente senza talento, come sostiene Antonio (nel qual caso è meglio cambiare attività). Non credo che siamo tutti senza talento: non può non avere talento, solo per fare un esempio, uno che vince otto titoli italiani di Snipe. Tuttavia, secondo me regate come il Don Q, il Piada, e l'Open di Spagna, probabilmente, possono essere d'aiuto: barche ravvicinate, vento pertubato e mare confuso, scelte strategiche obbligate nell'affrontare la prima bolina e nell'approcciare la boa …
- Peso:
Io personalmente peso poco per regate tipo Danimarca. Tinoco e il suo prodiere Borges pesavano 140 kg. Paradeda è molto lontano dal peso che aveva quando regatava in 470. Ora pesa 78 kg! Soprattutto per uscire dalla linea di partenza, o per resistere ad una barca sottovento è necessario peso, è necessaria forza, per schiacciare e spingere la barca. Mi sono reso conto di questa cosa a San Diego (con vento medio leggero). Ora con vento medio forte (pur con Nicola, invece di Marinella) ho avuto la conferma.
La tendenza è poi quella di fare rande sempre più potenti nella parte alta. Ma per farle rendere bisogna tenere dritta la barca senza depotenziare. Altrimenti le rande potenti a cosa servono?
- Coach:
Per me è stato il momento migliore, più divertente, appassionante e istruttivo. Nicola conosceva già la barca. Giovanni era completamente neofita. Dopo qualche giorno con vento attorno ai 15 nodi, di bolina erano i più veloci della flotta. Pesavano un po' più di 140 kg. Giovanni faceva la tattica, Nicola regolava la barca (l'opposto rispetto a quello che fa con me). Miglioravano di giorno in giorno. Viene spontaneo chiedersi cosa avrebbero fatto al Mondiale assoluto. Giovanni è sicuramente abituato a regalare in mezzo a molte barche. Sarebbero stati in grado di bolina di compensare il numero delle barche che avrebbero perso in poppa e nei laschi?
Quasi tutte le squadre avevano un allenatore. Io, durante lo Juniores sono stato in gommone con Nicholas (gommone gentilmenete messo a disposizione da Augie Diaz). Nicholas è di Copenhagen e regata abitualmente in 470. In passato aveva regatato con Iversen in Snipe. Il vantaggio è che conosceva bene il posto e con meticolosa precisione misurava vento e corrente. Dava poi le informazioni necessarie prima della regata e dava qualche succinto suggerimento tra una prova e l'altra. La stessa cosa facevo io con Giovanni e Nicola. Con Nicholas ci siamo scambiati informazioni e commenti, che, credo siano stati utili ad entrambi. Con Giovanni e Nicola cercavo di fare poi un debriefing, per dare qualche suggerimento o per scambiarci qualche impressione
In generale, uno scambio di idee prima e dopo la regata potrebbe essere utile. Sarebbe buona cosa cercare di attuarlo per l'Europeo del prossimo anno.
- Organizzazione:
Eravamo nel Royal Yacht Club di Danimarca. Grandi spazi nel piazzale per barche e furgoni. A parte questo, mi ha meravigliato il gusto per l'orrido e la mancanza del minimo cerimoniale. Un Mondiale così perde tutto il suo fascino. Pensavo che in Nord Europa l'architettura, il design, il gusto nel rispettare l'ambiente toccassero livelli di eccellenza. Nell'organizzare gli eventi invece non ci sanno proprio fare. Avevano un bel piazzale con albero e pennone delle bandiere che non hanno sfruttato. Nessun ricordo (maglietta, berrettino, zaino) abbiamo ricevuto. Se volevamo una maglietta dovevamo ordinarla entro il giorno di apertura delle stazze. Costo euro 55. Cene? No contest: meglio cenare a Casa Italia, col cuoco Longhi ai fornelli.
- Comitato di Regata:
Ho già scritto ampiamente. Giovanni è rimasto molto male di quello che è accaduto allo Juniores.
- Stazze:
Perché una vela (un fiocco) già stazzata all'Europeo dello scorso anno, ma ancora buona, è diventata "illegale" (per 3 mm sulla midgirth) e non posso utilizzarla al Mondiale. Le regole della nostra Classe non cercano forse di limitare i costi? Perché allora una vela "legale" diventa retroattivamente "illegale"? Devo per forza ordinarne una nuova? La posso usare in Italia, mi è stato detto … non però al Mondiale o all'Europeo. Meno male che avevo un furgone pieno di vele!
- Materiali:
Per i fanatici che chiedono sempre, La barca che ha vinto era un Zeltic, spagnolo. A parte questo direi che l'Italia esce alla grande con 6 barche DB Persson prodotti in Italia nei dieci (2-3-6-7-8-9). Il quarto era un Persson danese. Sette prove su nove sono state vinte da Persson o DB Persson.
Le vele. Anche qui dominio italiano, con la veleria Olimpic. Tutti i brasiliani (1-2-3-6-8) utilizzavano Olimpic Sails. Il quarto ed il nono utilizzavano le Zaoli Sails di Sanremo, il quinto Quantum Toni Tio, il settimo North Sails Argentina ed il decimo North Japan. Le prove di giornata sono state appannaggio di Quantum Toni Tio, Olimpic Sails, Zaoli Sails, Nort Sails Japan, Quantum San Diego.
Lo spagnolo vincitore dello Juniores ha corso con Persson e vele North (i primi giorni) e Olimpic (in seguito).
Alberi i primi dieci utilizzavano Sidewinder Gold.
Phantomas


