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European Championship 2002
Data pubblicazione: 22/09/2002
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51 boats from 11 nations started to race on Monday 16th with "scirocco" wind from 160 at about 12 Knt decreased during the race.
The race committee opted for Windward * leeward course. After the first round, the top mark was repositioned after a consistent shift to the right. The first four boats (2 Spanish, the Russian teams and an Italian) made an incredible mistake going to the the old mark: Birger Jansen with Cecilia de Faire, the former European Champion, were very smart gaining the lead of the fleet and won; second was his teammate Ulrik Sandvig with Steffen Skoenberg and third the Spanish team Palacio Pumariega.

For the second day of racing the weather was rainy. The lack of wind
obliged the competitors to wait until the late afternoon for the second race. It
was a very difficult race with a light North-eastern wind (4 knt) with  long waves opposite to the direction of the wind. Many shift and holes with no wind made the decisions for the sailors problematic. Bart Janssens and Eva Jacobs from Belgium dominated, second was Spanish Rayco Tabarez and Mariano De Leon (8 points for check in failure), third Alexey Krylov and Evgenyi Ryzhokov (Russia). The Belgians Janssen-Jacobs led the series, ahead of Commodore Birger Jansen and the Italian Champions, the Solerios brothers.

The lack of wind forced the Race Committee to postpone the races of day three. Finally at 3 pm a light breeze coming from southwest allowed the start of another windward-leeward course. Strong current and many shifts made the race very difficult.
Negrin-Martin, national champions of Spain, captured the race ahead of Pons-Cavaller,
also from Spain, and the Russians Krylov-Rizokov, who passed in second overall after the Belgians Janssen-Jacobs.

The wind increase for the second race up to 10 knots. After a general
recall and a Z flag the fleet started for another windward-leeward course. Pons-Cavaller took the race, followed by the Danish champions Ullmann-Hyttel.

2 races will be attempted on Thursday.The wind was blowing again around 160° and 10 knts. The RC chosed the windward/leward course. The sea was chopy and hard to sail for little  wind shifts on both sides. The fleet was very tight and in few minutes was possible to gain or lose many positions. Also the downwind legs were hard to play. The starting lines were setted properly so we had only a general recall each race that were started under Z+I flag. The race 5 was managed very well by te spanish team Bosh/Mora followed by Janssens/Jacobs very fast in that weather conditions. Forslund/Trettenes were 3rd, Pons/Cavaller 4th and Solerios 5th. The russians Krylov/Ryzhykov were able to manage to score 6th and keep the top of score.

The winners of race 6th were the the Russians that incresed strongly the distance from other competitors for the final success. Forslund/Trettenes were able to play an excellent first downwind leg that allowed them to cross the gate in second place that they kept for all the time. Solerios were 3rd followed by local crew Paolillo/Cristofori that sailed an excellent championship. Palacio/Pumariega scored 5th.

Friday at 12.00 the course was setted and RC was ready for the start but the weather was not good. Under a shower and a risk of a storm, the race was postponed, the fleet recoverd inside the port and ashore untill the wheter improved. At 14.15 the Rc began the procedures but, after two general recall, the second under Z+I flag, at 14.30 (last time for a start) the race was abandoned. At 18.30 the prize giving was celebrated in the square of the town awarding the trophy and prizes to winners.

Campionato europeo Anzio 2002


di Franco Solerio

C’era una grande attesa per vedere come si sarebbero comportati gli Italiani nell’organizzare un evento internazionale come un Europeo Snipe, come grandi speranza erano riposte negli equipaggi nostrani chiamati a difendere gli onori di casa. A bocce ferme possiamo dire di essere abbondantemente soddisfatti per i risultati, a terra come in mare, dei nostri sforzi. Ma andiamo con ordine. La partecipazione è stata buona, con 51 equipaggi provenienti da 11 diverse nazioni. C’era grande attesa per un fantomatico equipaggio Polacco, da quest’anno affiliato alla SCIRA, che però non si è fatto vivo.

La logistica è stata ben gestita, e nonostante i timori di aver poco spazio sul piazzale gli arrivi in loco delle squadre straniere sono stati ben gestiti e disposti nelle aree del circolo. Ottima anche l’idea di anticipare di un giorno l’inizio delle stazze, in modo da dare tempo agli stazzatori di allenarsi e ottimizzare le attrezzature di misurazione: è stata la prima regata internazionale a cui ho assistito in cui le operazioni si sono svolte in assoluta tranquillità e senza intoppi.

La sorpresa l’abbiamo avuta alla lettura delle istruzioni di regata. Lo so, non è una novità, succede regolarmente che persone chiamate a presiedere allo svolgimento del nostro “gioco” si sentano in dovere di cambiarne le regole. Per fortuna la classe ha una serie di stratagemmi per ovviare a queste interferenze, e un certo numero di persone che prestano la loro opera di intermediazione per far valere la volontà della classe. Nella fattispecie il problema stava nella regolamentazione delle squalifiche in mare per pompaggio e affini. Invece della solita regola dei tre richiami (penalità 720 al primo richiamo, ritiro dalla prova al secondo, squalifica dalla regata al terzo), le istruzioni prevedevano la squalifica di ufficio, senza richiamo in mare da parte del giudice, e assegnazione di punteggio DND (squalifica non scartabile). Per fortuna il presidente Alberti, ormai conoscitore della classe e delle sue regole e consuetudini, ha provveduto a mediare le nostre istanze, garantendo poi sul campo di regata una sorveglianza attenta, ma non “giustizialista”.

Nessun altro intoppo si è verificato, e si è arrivati senza problemi alla prima prova.Vento SSE sui 10 nodi, percorso a bastone, pronti - via. Parte col turbo Enrico Michel che alla boa di bolina si gioca le prime posizioni con il Russo e due spagnoli. Il vento ruota intanto a destra di 25 gradi, e il comitato riposiziona la boa di bolina. Incredibilmente il gruppo di testa fa la bolina sulla boa vecchia, ne approfitta la vecchia volpe Birger Jansen che agguanta immediatamente il primo posto. Michel ricopre bene e riesce a chiudere in quarta posizione. Per quanto riguarda l’inizio dell’europeo di chi scrive non è brillante, ma non mancano le buone notizie: la difficoltà vista nell’europeo precedente di rimontare posizioni dopo un’inizio regata mediocre non c’è più. Dopo una discreta partenza e una brutta prima bolina si gira la boa attorno ai 30. Nei successivi lati, sia di bolina che di poppa, si riesce a scalare barche su barche, fino ad agguantare un sesto posto finale; buono il passo e ottimo l’occhio sul bordeggio.

Il secondo giorno di regate è iniziato meno bene. Giornata piovosa, poco vento, tocca aspettare fino al tardo pomeriggio per riuscire a fare la seconda prova. Le condizioni sono strane, vento da nord-ovest tra i 4 e i 6 nodi, con mare lungo da sud, buchi di vento come piovesse, e salti di vento abbastanza irregolari tra i 10 e i 15 gradi. La difficoltà della regata è evidente da subito: tutti a bordeggiare tra buoni e scarsi, chi più a destra, chi più a sinistra, non si capisce fino a cinquanta metri dalla boa di bolina chi passerà davanti. Sono condizioni perfette per il belga, seconda rivelazione di questo europeo: equipaggio leggero, bravissimo nell’interpretare i continui salti di vento, si impone sul resto della flotta, davanti a Tabarez (ESP) e Krylov (RUS). Per noi altra regata in salita: 14 alla prima boa, quinti alla fine. Stufi delle regate tipo Italiano 2002 a questo giro si è deciso che è giusto soffrire... Vabbè, pieghiamo la testa e pedaliamo. Prima mezza polemica a terra. Una decina di barche vengono penalizzate per non aver fatto il check-in prima della partenza, tra cui i primi due. Il belga però chiede udienza, affermando di aver fatto il check-in durante i cinque minuti delle procedure di partenza. Lo appoggia il giudice inglese che afferma che le istruzioni di regata sono chiarissime, essendo lui, emissario della perfida Albione, unico autentico depositario della lingua sassone in terra latina. Dice che il checkin è valido anche durante le procedure, e quindi il belga si accomodi, e faccia pure la pernacchia a quelli che la penalità se la sono tenuta. Ma dico io ‘sti inglesi, non sono intervenuti nel ‘40, quando è entrato Hitler in Belgio, e si devono sdebitare proprio ad Anzio... corsi e ricorsi della storia.

Il terzo giorno si aspetta di nuovo. Il vento oscilla continuamente e il presidente del comitato, nel timore che entri il ponente a metà bolina, passa tre ore a spostare la boa di 20 gradi a ogni buono e scarso. Sempre meglio aspettare che partire di bolina e arrivare col tangone come accaduto in passato alle nostre nazionali. Alle tre del pomeriggio ce la facciamo. Si parte con un sud-ovest sui 6 nodi. Come il comitato, anche noi crediamo nel ponente, e cerchiamo per prendere il “big one” quando finalmente si deciderà a entrare da 270. Ma cosa succede? Seconda bolina, rinforzo fino a 10 nodi, rotazione a sinistra di 20 gradi, grande intuizione di Brezich e Paolillo che entrano nella raffica come missili e si infilano nei primi 10 come una lama calda nel burro. Noi rimaniamo un po’ spiazzati, e dopo un’ulteriore rimontina chiudiamo dodicesimi. E’ anche la regata del riscatto di Negrin, campione Europeo nel 98, che dopo un avvio di campionato pessimo domina la

prova e vince d’autorità. Secondo l’altro spagnolo Pons, e terzo il russo. Il vento si stabilizza, e rimane sui 10 nodi,ma alza un mare molto corto e fastidioso. La partenza della quarta prova è più nervosa delle precedenti. Due richiami, e infine bandiera Z. Le procedure per ripetere lo start sono molto veloci, e non facciamo in tempo a tornare su un estremo per prendere le misure alla linea. Commettiamo così l’errore che non si dovrebbe mai fare a una regata con più di 20 barche: partenza in mezzo, con corda di 3 lunghezze buone dalla linea allo start. Risultato: bisognerebbe virare sugli scarsi, ma a ogni virata siamo chiusi e disturbati a turno dal gruppo di destra e da quello di sinistra che, partendo vicini agli estremi, avevano fin dall’inizio almeno una lunghezza di vantaggio. Si combatte così tutta la prima bolina con la prua che picchia sull’onda e con nessuna possibilità di poggiare e accelerare per non cadere sotto alle vele di qualcuno. E’ la nostra peggiore regata, e chiudiamo 13mi. Non saprei raccontarvi altro della prova, tranne che leggere la classifica: vince Pons, seguito da un Ullman all’unico acuto in un campionato per lui un po’ sotto tono.

Il giorno successivo il presidente del comitato vorrebbe rispettare il giorno di pausa nono-stante il ritardo nel programma, ma le pressioni della classe si fanno sentire e la prima prova parte regolarmente, dopo due ripetitori, verso le 12.30. E’ un’altra prova difficile, con ondetta corta e vento sui 6 nodi che salta a intervalli regolari di 10 gradi. Si fa di nuovo vedere la bravura e la velocità del Belga in queste condizioni, che domina la regata ma si fa passare l’ultima bolina dallo spagnolo Bosh.Terzo Pons e quarti noi. Il russo chiude sesto e mantiene il comando della classifica generale. Peccato per Paolillo, che dopo un’altra prima bolina da protagonista perde lo spara-tangone e si deve fare la poppa con il fiocco a farfalla. A seguire la sesta prova. Si parte nelle stesse condizioni della precedente, forse con un vento ancora più irregolare. Regatano bene nel primo giro Paolillo e Brezich, che perdono un po’ nei lati di poppa. Al contrario il norvegese Fjorslund, decimo alla prima bolina, assistito da una raffica assolutamente personalizzata fa il giro attorno al gruppo e raggiunge il russo in testa alla regata. Già in sesta posizione all’inizio dell’ultimo lato di bolina, decidiamo di inserire la modalità “turbo-rimonta” già sperimentata nelle prime prove, e arriviamo fino a giocarci la prova con il russo e il norvegese. Arrivo al fotofinish, ma l’ultimissima raffica da sinistra della settimana regala ai due nordici quel metro in più e ci lascia con un terzo posto come miglior risultato del campionato. Ottima la prova di Paolillo che finisce quarto.

La sera si preparano le barche per la prova decisiva del giorno dopo, si scrivono i numeri dei diretti avversari con il relativo punteggio sulla coperta, si controllano viti, dadi e bulloni, si cambiano elastici del tangone e nottetempo si svolgono i vari riti propiziatori; ma non c’è verso, la raffica da sinistra era proprio l’ultima della settimana, e l’ultimo giorno, tra temporali, piogge e fulmini si prova a partire fino allo scadere dell’ora utile. Tutti a casa, tutti contenti.

Vince il russo, perfetto sconosciuto sullo snipe, mai strabiliante, non velocissimo, ma sempre presente nel gruppo di testa. Non è una novità, queste regate le vince chi è regolare, chi mette sempre la zampa nei primi cinque. Il belga, molto veloce e attento, finisce al secondo posto. Al terzo il minorchino Toni Pons, non così veloce come i primi, ma sicuramente penalizzato dal peso. Noi chiudiamo il campionato quarti. Rimane l’amaro in bocca ad aver sfiorato il podio? Per niente! Erano anni che un equipaggio italiano non si piazzava a questi livelli a un europeo, e se guardiamo il trend (18 in portogallo, 8 in norvegia e 4 ad Anzio) siamo in crescita costante. Vecchi non siamo, e se la carica non si spegne possiamo ancora dire la nostra. Per quanto riguarda gli altri italiani spicca il risultato di Paolillo, nono alla fine, assolutamente a suo agio nelle brezze instabili di casa sua. Se consideriamo che era alla prima esperienza internazionale con lo snipe ci sono buone premesse per il futuro. Michel, dopo un avvio al fulmicotone, lasciava sperare qualcosa di più, alla fine chiude quin-dicesimo. Forse ha un po’ pagato il cambio di prodiere subito prima del campionato, anche se Andrea Trani è velista di altissimo livello. Subito davanti Giorgio Brezich (13) e Antonio Bari (14), il primo con qualche acuto e qualche caduta, il secondo più regolare, alla fine si sono confermati i “bibì e bibò” della stagione: in nessuna regata sono mai riusciti a distanziarsi di più di una posizione in classifica finale.

Un complimento a Barbara e Daniela che, battendo le spagnole Negrin-Perez, hanno vinto il premio per il primo equipaggio interamente femminile.

Tirando le conclusioni possiamo essere soddisfatti sia del risultato della squadra italiana, sia dell’organizzazione della Lega Navale e del Tevere Remo. Ho personalmente molto apprezzato, a parte l’in-decisione sul giorno di pausa, l’opera del comitato di regata. Ha forse un po’ cincischiato a mettere il campo in un paio di occasioni, ma il risultato è stato eccezionale: in 4 giorni di ariette instabili, pioggia, temporali e correnti è riuscito a portare a termine 6 prove difficili ma assolutamente regolari. È l’ennesima dimostrazione che più che il campo di regata, quello che conta nella riuscita di una buona regata è il comitato.

Uno sguardo sul Campionato europeo

di Antonio Bari

Non ne volevano sapere di quella barca. Appena vista, il prodiere ha storto il naso e ha detto di no. Troppo vecchia per loro, figuriamoci, era del 1996. E l’interprete-accompagnatrice-comandante della squadra russa ne voleva un’altra: prima le scotte che erano troppo consumate, poi l’attrezzatura che in una barca di quella età poteva staccarsi da un momento all’altro, poi le “protesi” posticce per rendere la posizione alle cinghie più confortevole, poi il prezzo troppo caro per un relitto del genereCi ho messo un’ora per riuscire a convincerla che la barca era ottima e non si sarebbe potuto trovare niente di meglio ad Anzio, controbattendo alle richieste insulse e trattando su quelle più plausibili.

Alla fine i russi hanno armato Tango Zeneixe, la vecchia barca di Costa e Spera, hanno cambiato l’albero e si sono adattati, loro malgrado, ad usare un’ottima barca che a loro non piaceva e alla fine hanno portato, per la prima volta, il Trofeo del Campionato Europeo nel loro Paese.

In una Anzio che ha sofferto di tempo incerto, giorni grigi e piovosi alternati a splendide giornate estive, e che non ha mai visto la sua bella termica entrare, Krylov e Ryzhykov hanno, si può proprio dire, controllato il Campionato, senza uscire mai dai primi dieci e concludendo, quasi per mettere una ciliegina sulla torta, con un perentorio primo nell’ultima prova.

Il campione uscente, Birger Jansen, ha tenuto botta fino alla quarta prova, ma si vedeva che faticava: sempre in recupero, riusciva a rimediare piazzamenti eccellenti dopo prime boline nel gruppo, ma si sa che in questo modo non si vince. E infatti l’ultimo giorno Birger in una prova non è riuscito a recuperare e nell’altra si è preso un OCS e quindi ha mandato in fumo lo scarto.

Bene come al solito la squadra spagnola, ma da una nazione in cui gli snipe che regatano sono 500 non ci si potrebbe aspettare altro, e sempe al top quella norvegese, con tre equipaggi nei primi 12 (niente a che vedere con l’ultimo europeo, ma qui si è corso ad armi pari, ad Argastrand no); l’Italia ha piazzato ben cinque equipaggi nei primi quindici, dopo la Spagna siamo stati certamente i migliori e probabilmente questa è stata la rappresentativa più forte che ho visto negli ultimi venti anni. Mi ha colpito molto la squadra belga, con Janssens e Jacobs secondi, velocissimi di bolina, e Den Hartig-Jansen fuori dai dieci solo per un grave problema fisico che ha impedito loro di correre due regate. Sono invece in ribasso, esclusi i norvegesi, tutti i Paesi scandinavi, un tempo dominatori dello snipe europeo: calo delle barche iscritte, pochi partecipanti alle regate, forse condizioni meteo che non si addicevano alle loro abitudini. Fatto sta che il primo scandinavo non norvegese è sedicesimo.

Pochi purtroppo gli juniores in gara, e così gli equipaggi femminili. Nel primo caso il fatto è del tutto fisiologico, sono poche le nazioni che hanno un “vero” serbatoio di juniores e che possono permettersi di mandare rappresentanti validi ad un europeo assoluto, nel secondo probabilmente la carenza di equipaggi interamente femminili (le donne ci sono sullo snipe, eccome, tanto che un buon 30% degli equipaggi è misto e sei dei primi dieci hanno una donna in prua) è stata dovuta alla quasi contemporaneità del mondiale femminile negli USA. Migliori tra gli juniores gli spagnoli Palacio-Pumariega, giovanissimi, leggerissimi, bravissimi nel portare la barca, penso che ne sentiremo parlare ancora, e tra le donne Giacometti-Berto, partite male ma poi in costante miglioramento.

Poco da dire sui fratelli Solerio, sono nettamente il nostro migliore equipaggio e lo hanno dimostrato ancora una volta: sono al top in Europa, sono in progressivo e costante avvicinamento al vertice (negli ultimi quattro campionati 11, 10, 7 e quarti questa volta), sono veloci, attenti, concentrati e regatano bene, manca loro solamente la prima bolina. Una volta risolto quel problema saranno pronti per risultati ancora migliori: nel frattempo hanno acchiappato il miglior risultato tra gli snipisti in attività, superando anche il quinto posto ottenuto da Brezich nel lontano 1972.

Stupefacenti Paolillo-Cristofori: ripescati per la rinuncia di Longhi, i due romani hanno saputo muoversi perfettamente su un campo di regata difficile, con venti oscillanti e corrente forte, sfruttando al massimo la velocità e il peso leggero, segnando un quarto e due sesti posti parziali.

Tecnicamente si sono viste ben poche novità, o almeno così mi è parso: mancavo da una manifestazione di questa importanza da sei anni e rispetto a quel tempo non mi pare che le cose siano cambiate molto. Le centrature ormai sono quelle consuete, i più sofisticati oltre che appoppare l’albero o tirare le sar-tie con vento forte lo appruano con vento leggero, le crocette si sono molto ridotte di lunghezza ma con le sartie ormai al massimo di stazza in avanti, o quasi, segno di un progressivo abbandono del sistema imposto a suon di vittorie dagli argentini una quindicina di anni fa verso il modo storicamente proposto dai nord americani.

E infatti anche tra le velerie non è più la North Argentina quella al top, e neppure le altre filiali della North. La più gettonata è senz’altro la Quantum, poi certamente la North, e poi come sempre molte velerie diffuse solo nei Paesi di origine: Toni Tio, Hood, UK, Carlsen., Olimpic, con l’unica eccezione della Halsey, che equipaggiava parecchi belgi.

Tra gli scafi, malgrado la vittoria sia arrisa ad un Lillia, il mercato è sempre dominato da Persson, con molti nuovi Skipper e qualche Proto, barche non belle da vedersi per via di un pozzetto un po’ pesante esteticamente, ma molto funzionale, costruite molto bene e con cura dei dettagli. Entrambe le ditte forniscono le loro barche, finalmente, di timoni decenti, belli da vedere, con profili plausibili e adeguatamente leggeri, tutte cose che i timoni di Persson non hanno.

Per curiosità, solo sei erano le barche con numero sotto il 29000 e ben 21 quelle con meno di due anni.

Per la prima volta ho visto le novità della Sidewinder, il nuovo albero “Black” e il boma completamente ridisegnato. Dei due la cosa più interessante dovrebbe essere l’albero, esattamente identico allo standard ma un po’ più flessibile: dopo il mezzo passo falso del modello junior (un albero simile al Proctor, eccellente con vento leggero, ma difficile da controllare con vento forte al contrario del suo “cugino” inglese), è un altro tentativo della ditta svedese per entrare sul mercato con un albero per equipaggi leggeri. Sembra che vada bene, vedremo il prossimo anno quando sarà il momento di tirare le somme.

Come già detto, Anzio non ha dato ai concorrenti il meglio di sé, la tipica termica da sud ovest non si è vista, i venti dominanti sono stati dal primo e secondo quadrante, freddi, oscillanti fino a 20-25°, con onda corta e ripida (tranne il secondo giorno, quando abbiamo regatato con l’onda del giorno prima da dietro in bolina e in prua nelle poppe), di intensità variabile dai 5 ai 10 nodi (ma solo nella quarta prova), con qualche buco specie nelle giornate con meno vento. Forte (dai 5 ai 10 metri al minuto con direzione 300-330°) e quasi sempre condizionante la corrente, in quanto i percorsi sono stati posti vicino a terra. Malgrado ciò le prove sono sempre state regolari ed il Comitato di Regata ha saputo gestire bene le situa-zioni, sia rispetto alle regole della SCIRA (cosa non sempre scontata) che alle condizioni meteo, con linee di partenza diritte, boe di percorso corrette, cancello in poppa e disimpegno in bolina nei bastoni (l’unico percorso utilizzato, anche se nella quarta prova un bell’olimpico ci sarebbe stato alla grande). Pochi i richiami generali (segno di linee diritte, presenza del controstarter e di bordi non scontati) e pochi anche i cambiamenti di percorso.

L’unico appunto al CdR quello di essere stato poco tempestivo nel rimandarci in acqua l’ultimo giorno dopo la fine del temporale: bravi a farci rientrare al momento giusto, a farci aspettare in porto prima e a farci alare le barche nel momento di maggior pioggia. Fossimo usciti venti minuti prima, quando la pioggia era cessata e già il vento si stava distendendo, saremmo riusciti a portare a casa anche la settima prova.

Poco e di routine il lavoro della Giuria presieduta da Marco Alberti, che da esperto giudice e conoscitore profondo della classe ha gestito molto bene le controversie, anche con il CdR. E infatti lo hanno già invitato al mondiale 2003.

Malgrado i miei timori iniziali, dovuti al fatto che la macchina organizzativa si era mossa molto lentamente, il Circolo Canottieri Tevere Remo ha saputo gestire in modo adeguato il campionato: segnalazioni per raggiungere il circolo ben posizionate, due cene offerte ai con-correnti, possibilità di alloggio in foresteria, ampi spazi per le stazze, piazzale (piccolo e ingombro di cabinati in terra) gestito bene, almeno dopo il primo giorno, dai ragazzi a terra, tre scivoli per l’alaggio e il varo, molti mezzi in mare, cerimonie di apertura e chiusura nella piazza principale della cittadina, birra a volontà al rientro dalle prove. Unici nei il giorno e mezzo per le stazze, pochi per controllare adeguatamente 50 barche e, a mio avviso, l’imperdonabile mancanza di un buffet alla premiazione, che ha fatto mancare una buona metà dei concorrenti alla cerimonia.

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