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Traffico portuale e richiesta di riparazione
Data pubblicazione: 25/09/2003

Come molti di voi sapranno, durante la seconda prova del Campionato Italiano Snipe 2003 a Muggia, una bettolina che trainava una chiatta ha attraversato il campo di regata. L’episodio è avvenuto subito dopo la partenza.

 

Alcuni equipaggi, assumendo di essere stati danneggiati da un ostacolo che si era loro posto innanzi, hanno presentato richiesta di riparazione.

La richiesta di riparazione è stata rigettata dalla Giuria che ha sostanzialmente ritenuto che la bettolina fosse un ostacolo ben visibile fin dall’inizio all'interno del campo di regata e che gli equipaggi che si ritenevano danneggiati dovevano manovrare in anticipo rispetto a quanto fatto ed in maniera marinaresca" per evitare l'ostacolo.

 


La decisione è corretta?

Non voglio dare una risposta; voglio semplicemente fornire, a chi non si annoierà troppo, alcuni spunti per tentare di inquadrare il problema.

Il che non è cosa semplice.

Con l’ausilio di Internet ho raccolto alcuni casi Isaf, alcune decisioni della Giuria d’Appello della Fiv ed altre cose un po’ più leggere.

Ora, prendete il Regolamento di Regata e cerchiamo di analizzare la regola 62.


62 REDRESS

62.1 A request for redress or a protest committee's decision to consider redress shall be based on a claim or possibility that a boat's finishing place in a race or series has, through no fault of her own, been made significantly worse by

(a) an improper action or omission of the race committee or protest committee,

(b) physical damage because of the action of a boat that was breaking a rule of Part 2 or of a vessel not racing that was required to keep clear,

(c) giving help (except to herself or her crew) in compliance with rule 1.1, or

(d) a boat against which a penalty has been imposed under rule 2 or disciplinary action has been taken under rule 69.1(b).

A) La “clausola generale” della reg. 62

La riparazione “ deve essere fondata sul fatto che il posto d’arrivo d’una barca in una regata o in una serie di regate è stato, non per sua colpa, significativamente peggiorato”


Presupposto della riparazione è che non vi sia colpa, cioè, utilizzando una terminologia giuridica, che non vi sia negligenza, imprudenza, imperizia dell’equipaggio della barca che richiede la riparazione.

Chi, anche parzialmente, “è autore della propria sfortuna”, non ha diritto alla riparazione:


"RYA 1994/09


SOMMARIO

Il timoniere dell’Optimist GBR 4073 era arrivato con largo anticipo al Largs Sailing Club. Egli si era cambiato, mettendosi la muta stagna, e poi aveva armato la barca. Quando venne dato il permesso ai concorrenti di scendere in acqua, venne fatto anche un annuncio circa il fatto che vi era tutto il tempo per arrivare con tranquillità la zona di partenza. GBR 4073 firmava la lista delle barche partecipanti proprio tra gli ultimi ed al suo arrivo sulla linea di partenza era già stato dato il segnale preparatorio. GBR 4073 chiedeva riparazione in quanto non era stata in grado di fare una buona partenza.


Il Comitato per le Proteste accertava che non vi era stato nulla nel sistema di controllo delle barche che scendevano in acqua (e nella firma delle relative liste[1]) che avrebbe potuto ostacolare GBR 4073 dal scendere in acqua più tempestivamente. Veniva accertato che in effetti le barche avevano cominciato a giungere nella zona di partenza già 16 minuti prima della partenza; che GBR 4073 era arrivato sulla linea a circa 2 minuti e ½ prima del colpo di cannone, e che ci volevano circa 2 minuti per scorrere la linea di partenza da un estremo all’altro. Il Comitato per le Proteste decideva quindi che un periodo di tempo inferiore ai cinque minuti era insufficiente per consentire ad un concorrente di prepararsi per la partenza. Avendo lasciato la riva tra gli ultimi, il concorrente era arrivato sulla linea di partenza solo dopo il segnale preparatorio.  I requisiti richiesti dalla Regola 62.1 (a) erano tutti soddisfatti, ma in ogni caso l’unica decisione equa da prendere era quella di lasciare immutato l’ordine di arrivo.


GBR 4073 ricorreva in appello, argomentando che, dal momento che era stato accertato che la sua posizione di arrivo era stata pregiudicata, egli avrebbe avuto diritto a ricevere la media dei punti.


DECISIONE

Appello respinto.


In base ai fatti accertati il Comitato per le Proteste  avrebbe dovuto respingere la richiesta di riparazione. Non era stata accertata alcuna azione non corretta da parte del Comitato di Regata, ed inoltre era chiaro che GBR 4073 era stato in parte l’autore della propria sfortuna, arrivando in ritardo sulla linea di partenza quando nulla lo ostacolava dall’arrivare prima. Infine, la sua posizione di arrivo non poteva essere direttamente collegata alla situazione venutasi a creare in partenza.


Ne consegue che GBR 4073 deve continuare a mantenere la propria posizione di arrivo nella prova in argomento.


Richiesta di Riparazione dell’Optimist GBR 4073, Clyde Cruising Club".


Ovviamente nessuna riparazione spetterà al richiedente nell’ipotesi in cui abbia egli stesso violato una regola (Regolamento, Istruzioni, Regole di Classe ecc.).

E’ questo il caso, in cui siano le stesse Istruzioni di regata a prevedere espressamente l’ipotesi di attrversamento del campo di regata da parte di navi.

Ad esempio al Campionato italiano IMS, tenutosi sempre a Muggia, la settimana precedente l’Italiano Snipe, le Istruzioni prevedevano addirittura la squalifica di un’imbarcazione che avesse interferito con il traffico portuale:

“La zona di arrivo (della regata lunga) è inserita nella zona portuale di Trieste; le navi in transito in ingresso ed in uscita dal Porto di Trieste hanno la precedenza sulle imbarcazioni partecipanti al Campionato.

L’aver causato ostacolo alla navigazione commerciale da parte di imbarcazioni partecipanti al Campionato, potrà essere oggetto di protesta da parte del Comitato di Regata o della Giuria, e potrà portare a penalizzazione sino alla squalifica”.

Inserendo nelle Istruzioni una simile regola, si risolvono in radice possibili polemiche: il passaggio di una nave non è un’eventualità remota; se ciò accade, la nave ha la precedenza (se ce ne fosse bisogno di ricordarlo) e i regatanti, per trarre un vantaggio, non possono ostacolarla con manovre azzardate.

Riportiamo, per curiosita, questo fatto di “cronaca”, accaduto durante l’ultima Volvo Ocean Race: ”Volvo Race skipper Grant Dalton of Amer Sports One submitted a protest to the International Jury requesting redress on Saturday after the Race Committee failed to penalize all other seven competitors for straying into the commercial Traffic Separation Zone one hour after the Cape Town start of the second leg to Sydney”.


B) Le fattispecie tipiche della reg. 62

Riaprite il vostro regolamento e torniamo alla reg. 62: questa continua enunciando una serie di casi che non sono esemplificativi, ma tassativi. E’ la stessa struttura della regola che non lascia dubbi.

Questo è un aspetto fondamentale che non deve essere sottovalutato!

La regola delimita in modo (forse troppo) restrittivo le ipotesi in cui una barca che, non per sua colpa ha peggiorato la sua posizione, può richiedere riparazione.

Perché vi possa essere riparazione è quindi necessario:

a) che il concorrente abbia significativamente peggiorato la propria posizione;

 b) che non vi sia colpa;

 c) che si ricada in una delle ipotesi tipiche descritte dalla norma.

Per chi preferisce una normazione basata sulle cosiddette “clausole generali” e aborre una eccessiva tipizzazione, sarebbe bastata solo la prima parte della reg. 62 e avrebbe volentieri fatto a meno della seconda. La regola sarebbe stata sicuramente uno strumento duttile che si sarebbe adattato alle molteplice realtà dei casi: sono stato ingiustamente (e non per mia colpa) danneggiato e dunque merito di essere “risarcito” con una riparazione.

Questo è, per così dire, il comune sentire: chi propone richiesta di riparazione (mi sa tanto anche “quelli dell’Italiano”) ho l’impressione che sopravvaluti la prima parte (la clausola generale appunto) e svaluti la seconda (i casi tipici).

Ma analizziamo le varie ipotesi tipiche, cercando di capire se il fatto accaduto all’Italiano possa essere ricondotto ad una di esse.

Lasciamo, per ora, da parte l’ipotesi prevista dalla lettera a.

Da escludersi evidentemente sono le lettere c e d.

Ed anche la lett. b, prima parte: manca l’azione di una barca che stava violando una regola della Parte 2.


C) La lettera b) ed il termine vessel

Ora, forse il caso nostro può attagliarsi alla seconda parte della lettera b.  Il termine vessel, tradotto in Italiano con il termine natante, può essere inteso come nave commerciale anche a motore che attraversa il campo di regata? O piuttosto deve essere inteso come un sinomino del termine boat, considerato che il testo parla di vessel not racing. Il riferimento alle “Definizioni” è evidente, come è dimostrato dal corsivo utilizzato nel testo del Regolamento (sia in lingua inglese che italiana). Che necessità c’è di specificare che un battello, nave, rimorchiatore o altro mezzo a motore “non è in regata” e che deve tenersi discosto (keep clear)? Allora vessel è usato come sinonimo di boat? Redazione grossolana e maldestra sarebbe questa, considerato che la reg. 22 utilizza correttamente e non a caso il termine boat.

Forse più logico è considerare la specificazione not racing come pleonastica ed il termine vessel come generico nave.

Vessel è il termine che viene utilizzato anche nel testo inglese della Convenzione di Londra del 20/10/72, Regolamento internazionale per prevenire gli abbordi in mare (il cui testo originale è però in francese), per designare qualsiasi tipo di natante, compresi quelli non dislocanti e gli idrovolanti, usati o in grado di essere usati come mezzo di trasporto sull’acqua (art. 3 – definizioni). Ecco allora che abbiamo una risposta: vessel è un natante qualsiasi, ovviamente non in regata (altrimenti, come nella reg. 22, sarebbe stato utilizzato il termine boat) “that was required to keep clear”.

E vieniamo così alla seconda parte del problema: keep clear nel testo inglese non è in corsivo e dunque non vi è un richiamo alle definizioni (ricordiamo che i termini in corsivo, utilizzati nel Reg. di Regata, trovano un riscontro nelle  “Definizioni” che precedono le vere e proprie regole). Questa è una dimenticanza o una scelta voluta? Probabilmente la seconda e quindi la locuzione va interpretata piuttosto così: “that was required to keep out of the way of others”. Non si tratta di un obbligo di tenersi discosto, nascente dal Regolamento di regata, ma di un obbligo di lasciar libera la rotta, nascente dall Regole per prevenire gli abbordi in mare (Convenzione di Londra, appunto). In questo senso non pare corretta la traduzione italiana del Regolamento di regata che traduce “obbligato a tenersi discosto”, utilizzando il corsivo e, dunque, rinviando erroneamente alle “definizioni”.

La seconda parte della lett. b della reg. 62.1 richiede quindi che il “natante qualsiasi” fosse obbligato a lasciare libera la rotta.

Ora, nei porti le navi che manovrano (o che hanno una manovrabilità limitata) hanno la precedenza anche sulle imbarcazioni a vela!

Ne consegue che se è il “natante qualsiasi” ad avere diritto di rotta, l’imbarcazione danneggiata da questo non ha diritto alla riparazione!

Certo sarebbe opportuno, sull’esempio di alcune Istruzioni di Regata, che questo principio venisse esplicitato in maniera più chiara.


D) Il significato di danno materiale

Ma non è tutto: la lett.b prevede un ulteriore requisito, che nel caso di specie pure difettava! Le barche richiedenti la riparazione dovevano aver subito un danno materiale.

Comunemente si è portati a ritenere che il danno consista con il mero peggioramento della posizione che occupavano prima del fatto che li avrebbe danneggiati.

Tuttavia il “significativo peggioramento della posizione” è un presupposto richiesto dalla prima parte della reg. 62 (quella che avevamo chiamato la “clausola generale”). Una volta verificatene l’esistenza, devono sussistere i requisiti ulteriori previsti dalle varie lettere che delimitano ulteriormente o “tipizzano” la “clausola generale”.

Nel caso tipico previsto dalla lettera b, deve sussistere il danno materiale, il cui significato può essere compreso leggendo il seguente caso Isaf:


"Caso 19 (ex Caso 36)


Regola 14(b)  - Evitare contatti

Regola 62.1(b) - Riparazione


Una interpretazione del termine “danno”.


Quesito


Esiste uno speciale significato del termine “danno” nel Regolamento di Regata?


Risposta


No. Non è possibile definire “danno” in maniera onnicomprensiva, ma un recente dizionario inglese lo definisce come “danneggiamento o avaria ciò che diminuisce il valore o la possibilità di utilizzo di qualcosa oppure la salute o le funzioni normali di una persona”.

Questa definizione presuppone che si debbano fare diverse considerazioni, quali ad esempio:


1) Il valore corrente di mercato di una parte della barca o dell’intera barca e’ diminuito?


2) E’ stata resa meno funzionale una qualche parte della barca o del suo equipaggiamento?


3) E’ rimasto ferito un componente dell’equipaggio?


RYA 1968/2"


Il danno non consiste soltanto nel peggioramento della posizione, ma il danno (materiale) è la causa del peggioramento della posizione. Ciò è espresso chiaramente nella risposta al quesito della Federazione statunitense:



"QUESITO USSA 73

(Ex Quesito 307)


Richiesta d’Interpretazione del Annapolis Yacht Club


Regola 62.1(b), Riparazione


Una barca che subisce un danno materiale, a seguito di una collisione con un’altra barca che stava infrangendo una Regola della Parte 2 ha diritto a ricevere Riparazione, solo nel caso in cui il danno stesso sia la causa del significativo peggioramento della sua posizione di arrivo.  Una perdita di posizioni, dovuta alla effettuazione di una manovra eversiva non è di per se stessa motivo per la concessione di una Riparazione. Non è necessario che vi sia un contatto tra le barche affinché una di esse provochi un danno all’altra.


FATTI  IPOTIZZATI


La barca B deve tenersi discosta dalla barca A, ma invece B entra in collisione con A, facendogli fare un giro di 180° prima che A possa continuare la regata. A causa di questa collisione A perde 5 posti in classifica, e protesta B, chiedendo contemporaneamente riparazione in base alla Regola 62.1(a). Nel corso dell’udienza, viene accertato il fatto che A ha subito dei danni, i quali però non hanno avuto alcun effetto sulla sua capacità di proseguire la gara a normale velocità. La protesta di A viene accolta e B viene squalificato.


Quesito nr.1: Si vuole sapere se A abbia diritto a Riparazione?


Risposta nr.1: No. Per l’applicazione della Regola 62.1(b) il danno deve costituire la causa, per la quale la posizione di arrivo della barca è stata significativamente peggiorata. Nella fattispecie ipotizzata il danno subito è stato ininfluente sulla posizione di arrivo di A.


Quesito nr.2: Nel caso in cui A fosse stato in grado di evitare la collisione, compiendo una manovra di 180°, e nel fare ciò avesse perduto 5 posizioni in classifica, si vuole sapere se A avrebbe avuto diritto a Riparazione?


Risposta nr.2: No. La perdita di 5 posizioni in classifica, conseguente alla effettuazione di una manovra per evitare una collisione, non costituisce di per se stessa motivo valido per la concessione di una Riparazione.


Quesito nr.3: Si vuole sapere se debba esservi contatto tra le barche affinché possa essere concessa Riparazione in base alla regola 62.1(b)?


Risposta nr.3: No. Una barca che subisce un danno materiale nel tentativo riuscito di evitare una collisione con una barca che ha infranto una Regola della Parte 2 può avere diritto alla Riparazione a condizione che venga accertato che la causa del significativo peggioramento del suo posto in classifica sia da attribuirsi al danno subito, e che quest’ultimo non sia stato causa da sua colpa.


Dicembre 1996"


Si noti che anche nell’ipotesi di cui al quesito n. 3, pur non essendoci contatto, la barca, a causa della repentina manovra per evitare la collisione, ha subito un danno materiale (come definito nel precedente caso). Se non ci fosse stato, né contatto, né danno materiale il problema neppure si sarebbe posto.


E) La lettera a: regolarità, prevedibilità ed arte marinaresca

Facciamo un passo indietro e torniamo alla lettera a: "azione non corretta od omissione del Comitato di Regata".

Per omissione si deve intendere il mancato compimento di un’azione che il Comitato aveva l’obbligo di compiere (perché richiesta dauna regola del Regolamento di regata o anche da una regola di diligenza).

Per azione non corretta (improper action) si deve intendere una condotta positiva del Comitato, contraria ad una regola del Regolamento di regata (ma anche ad una regola obiettiva di diligenza) o una condotta posta in essere dal Comitato sebbene non prevista da alcuna regola (una sorta di abuso, si potrebbe dire).

Ora il fine ultimo del Comitato di Regata è garantire e salvaguardare la regolarità della regata, cioè sia il rispetto delle regole espresse, sia di quelle regole generiche di diligenza cui lo stesso deve attenersi perché una regata possa essere considerata tale, cioè regolare e sicura.

Nel caso verificatosi all’Italiano, si poteva forse ravvisare un’azione non corretta o una omissione del Comitato di regata, che avrebbe iniziato la procedura di partenza nonostante l’arrivo della bettolina?

Analizziamo un caso della Federazione inglese:


"RYA 1985/03


SOMMARIO

Come indicato nel disegno, circa sette o otto barche si dirigevano al lasco con mure a dritta verso una boa che si trovava a circa 30 piedi (10 metri) dalla riva. The Lollipop , che era la barca sottovento, era anche la più vicina alla riva. Le barche al vento chiamavano "acqua in boa", mentre quelle di sottovento rispondevano che erano impossibilitate a dare spazio. Quando le barche cercarono di forzare il passaggio nel buco tra la boa e la riva avvennero parecchie collisioni, e The Lollipop  fu spinta sulla riva. Essa quindi non poté districarsi per circa tre minuti, durante i quali le altre barche scomparvero in distanza.

The Lollipop  chiese quindi riparazione in base alla Regola 62.1(a), argomentando che la sua posizione nella classifica della regata era stata significativamente peggiorata dal fatto che la boa era stata posizionata troppo vicino a riva. Il Comitato per le Proteste non concedeva la riparazione, e la barca ricorreva in appello.


DECISIONE

Appello respinto.


La situazione rappresentata non può essere vista come una azione impropria del Comitato di Regata. Situazioni come questa non sono certo delle più desiderabili, ma in quelle acque non era possibile per il Comitato di Regata posizionare la boa ad una distanza dall'ostacolo che fosse sufficiente a far passare un gran numero di barche una di fianco all'altra.

((Nel caso ci fosse stata una protesta l'ultima frase della Regola 18.2(a) avrebbe trovato applicazione nella fattispecie: le barche interne che chiamano "acqua in boa" non hanno diritto di averla quando la barca esterna non è in grado di dare spazio, perché così facendo, anche con il migliore pilotaggio, vi è per quest'ultima il pericolo di andare in secca o comunque di impigliarsi nell'ostacolo.


In aggiunta a tutto quanto sopra, quando vi è un conflitto tra i diritti della barca interna in boa e della barca interna rispetto all'ostacolo, la sicurezza di quest'ultima deve prevalere, anche se in tal modo si costringe una barca a lasciare la boa dalla parte sbagliata. Infine, The Lollipop  era la barca sottovento, e tutte le barche al vento di essa avevano il dovere di tenersi discoste da essa, in base alla regola 11.))


Richiesta di Riparazione di The Lollipop, Avon SC"


Tralasciamo la seconda parte del caso (quella che ho racchiuso nella doppia parentesi) che non ci interessa. Nel caso viene negato che vi sia stato un errore del Comitato, perché l’area di regata, in particolare la boa, non poteva essere posizionata in altra zona.

Vi sono alcune analogie con il caso della bettolina.

Innanzitutto la presenza di un ostacolo. Il rimorchiatore e la chiatta possono essere sicuramente considerati ostacolo.

Ostacolo è definito “un oggetto che una barca non possa evitare senza cambiare sostanzialmente la sua rotta quando essa naviga direttamente nella sua direzione ad una sua lunghezza fuori tutto da esso”.

Altra analogia è data dal fatto che non era possibile per il Comitato di Regata posizionare il campo in altra zona del Golfo che evitasse (ammesso che ve ne sia una) ai concorrenti l’intromissione di qualche nave (ostacolo). La Capitaneria di porto assegna delle zone precise per lo svolgimento delle regate, non garantendo una sorveglianza “tipo Coppa America”.

La differenza sta nel fatto che nel caso Lollipop si trattava di un ostacolo ben visibile ed oltretutto fisso. Nel nostro caso invece l’ostacolo era in movimento attraverso il campo di regata ed è stato visto avvicinarsi poco prima della partenza.

La probabilità che si verifichino situazioni simili non è per nulla rara: ricordiamo che a Trieste nel 2001 è accaduta una situazione simile al Trofeo Bisso.

Quindi il verificarsi dell’attraversamento di una nave è, almeno astrattamente, prevedibile in un porto come Trieste.


Ecco un problema capitato a Paul Elvstrom con il 505 a Cowes nel ’57 e la sua personale opinione: “Naturalmente vi erano problemi speciali, come in una regata in cui, dopo girata la boa, alzammo gli spinnakers per andare verso la costa opposta, ma sopraggiunse una nave e dovemmo fermarci tutti. Un’altra volta stavamo cercando di passare a prua di un rimorchiatore che rimorchiava tre chiatte, ed era un po’ rischioso. Ma naturalmente, se fossimo riusciti a passare avremmo avuto un bel vantaggio, perché gli altri avrebbero dovuto fermarsi per aspettare che passasse. In un certo senso anche questa è arte marinaresca, ed è anche divertente, perché bisogna saper apprezzare le situazioni”.



"Oracle BMW Racing And Alinghi Fight To The End At The Moet Cup

September 19, 2003 – San Francisco, CA  . Unfortunately, racing had to be abandoned in the Owner-Driver series on Friday, when a container ship steamed past on the downwind leg of the race course, dramatically interfering with the race boats. Larry Ellison’s ORACLE BMW Racing team saw its lead evaporate when it was forced to luff behind the ship to lay the leeward mark. The Race Committee took action immediately, abandoning the race" (da www.yacthracing.com).


Qui il fatto riguarda un match race svoltosi a San Francisco. La nave porta container, invece di passare a nord di Alcatraz, imprevedibilmente, è passata a sud, entrando così nel campo di regata. Per garantire la regolarità del match, la prova è stata ripetuta.


Quando il fattore esterno è astrattamente prevedibile, perché rientra nel novero delle situazioni che accadono durante una regata e che possono essere previste dal marinaio esperto, la regata è regolare:


"Decisione della Giuria d'Appello


La Giuria d'Appello F.l.V. riunita nelle persone di Gabrio Szombathely (pres.), Carlo M. Spirito, Marcello Campobasso, Marsilio Vidulich, Nino Tubarchi e Giuseppe Meo, ha pronunciato la seguente decisione sull'appello presentato dallo yacht num. I-41748 della classe 420 contro la decisione, presa a Francavilla al Mare il 27/6/1982 dal Comitato di Regata della regata nazionale organizzata dal C.N. Francavilla al Mare nei giorni 26 e 27 giugno 1982, con la quale veniva respinta una protesta dell'attuale appellante intesa ad ottenere l'annullamento della terza prova per un salto di vento che, a suo dire, aveva irrimediabilmente influito sulla regolarità della competizione.

Il protestante, per la precisione, aveva lamentato che, ad un terzo della prima bolina, un salto di vento di ben 180° aveva interessato «tutta la parte centro-sud del campo di regata». ll Comitato, nella sua decisione, premise che la partenza era avvenuta con un Vento da 2/m sec. da 220°, e che ad un certo punto aveva effettivamente osservato che i concorrenti s'erano divisi in due gruppi: il gruppo nella zona a sud del primo lato di percorso aveva poi issato lo spinnaker, ma per breve tempo e ritornando poi di bolina fino alla boa al vento, per cui, ritenendo che questo breve salto di vento non aveva falsato la regata, il Comitato respinse la protesta.

Il 41748 ha ora presentato appello contro questa decisione, ma senza precisarne i motivi come obbligatoriamente prescritto dalla reg.78.1(e). E’ pertanto da ritenersi che in questa sede egli intenda riferirsi a quelli stessi addotti a sostegno  della protesta. Ad avviso di questa Giuria d'Appello l'impugnazione non ha fondamento, e deve essere respinta per le ragioni che seguono. Si deve anzitutto rilevare che la reg. 5.1 (b) insegna che quello di sopprimere o di interrompere una regata, per vento insufficiente o per alt re ragioni che pregiudichino la regolarità della competizione non è un obbligo bensì una facoltà, rimessa alla discrezione del Comitato di Regata. La reg. 74.1 precisa poi che l'accertamento dei fatti oggetto d'una protesta « sarà definitivo", nel senso che non è riformabile in sede d'appello (a meno che non risulti una sua difformità dalle risultanze dell’istruttoria)

Tenuto presente un tanto, è opinione di questa Giuria d'Appello che nel caso in esame non si possano muovere critiche all'operato del C. di Regata quale organo appositamente incaricato di provvedere al regolare svolgimento della competizione. Nella fattispecie si constata che il salto di vento fu di breve durata, ed interessò soltanto una parte del campo di regata e dei concorrenti (e si potrebbe aggiungere che un'evenienza del genere appare tutt’altro che imprevedibile nelle condizioni-limite in cui fu fatta partire la regata, cioè con un vento di 2 m/sec., come riferisce la decisione impugnata).

Per quanto consta, da qualche tempo le «proteste» dei Concorrenti contro i Comitati di regata sono divenute alquanto frequenti. A questo riguardo occorre innanzitutto rammentare da un punto di vista procedurale, che «uno yacht non può protestare contro il comitato di regata, ma può soltanto chiedergli

riparazione a norma della reg. 69» qualora la sua posizione fina­le sia stata pregiudicata da una azione od omissione del Comitato stesso (Caso l.Y.R.U. n. 95).

Inoltre, in tutti i casi, coloro che regatano, o che si occupano di regate, devono tenere presente che le competizioni veliche si svolgono in un ambiente che, caratterizzato com'è dall'aria e dall'acqua, è di per sé assai mutevole. E proprio per questo motivo devono ricordare che «i salti di vento sono un evento che è comune in regata; e il saper prevedere i cambiamenti di vento fa parte dell'arte di veleggiare. E’ bensì vero che talvolta certi salti di vento imprevedibili possono introdurre un elemento di «lotteria» nella regata, ma non per questo si può dire che essi pregiudichino la regolarità della competizione nel significato voluto dalla reg. 5.1 (b)» (Caso l.Y.R.U. n.110) 0 quanto meno non è detto - aggiungiamo noi - che pregiudichino sempre.

Per questi motivi la Giuria d'Appello respinge l'impugnazione del 420 num. vel. I-41748, e conferma in ogni sua parte la decisione appellata.


Genova, 23 ottobre 1982

Il Presidente"


Simile è la decisione della Giuria del Campionato italiano Snipe 2003, laddove rileva che la bettolina era un ostacolo ben visibile e quindi prevedibile all’interno del campo di regata e che gli equipaggi che si ritenevano danneggiati dovevano manovrare in anticipo rispetto a quanto fatto ed in maniera "marinaresca" per evitare l'ostacolo.

In quest’ottica, la regolarità della regata non è inficiata, quando l’elemento esterno, per così dire “perturbatore”, era prevedibile, dal marinaio che si è saputo adattare alla situazione contingente.

Nel caso del match race di San Francisco evidentemente il Comitato di Regata ha ritenuto che l’arte marinaresca degli uomini di Oracle, grazie alla quale avevano preso la testa della regata, sarebbe stata svilita dall’attraversamento della nave. Elvstrom nella sua regata di flotta riteneva invece una bella sfida passare davanti alle navi.

Come si vede c’è un certa diversità di vedute, inevitabile quando ci si trova di fronte a concetti quali regolarità, prevedibilità, capacità marinaresca.

Non va sottaciuto che il temine fairness, tradotto in Italiano con regolarità, significa anche equità, equanimità, imparzialità.

In questo senso, la regolarità permane se l’attraversamento della nave ha riguardato in maniera equanime tutti i concorrenti. O meglio, gli effetti dell’attraversamento erano in astratto prevedibili da tutti i concorrenti equanimamente anche se poi gli effetti su di essi sono stati diversi in ragione delle loro capacità (marinare) di valutarli in concreto.


F) Reg. 27.3 e 32: obbligo o facoltà del C. di R.?

Dal Solent al Golfo di Trieste. Il fatto è avvenuto prima della partenza. Il Comitato di Regata non poteva attendere il passaggio della bettolina? Non poteva avvalersi della facoltà di differire la partenza (reg. 27.3)? Non doveva far sì che la regata fosse la più regolare possibile? C’è in questo senso un obbligo in capo al Comitato di Regata?

Le reg. 27.3 e 32 Regolamento ISAF, così come la vecchia reg. 5b del Regolamento IYRU, non impongono alcun obbligo. Il Comitato per ragioni di opportunità, può differire una partenza, ridurre o annullare una regata.

In particolare la reg. 32.1, lett. e) prevede che “dopo il segnale di partenza il comitato di regata  può annullare la regata o ridurre il percorso come è più appropriato e) per qualsiasi ragione che pregiudichi direttamente la sicurezza o la regolarità della competizione”.

Si tratta, come evidenziato nel caso Fiv sopra riportato, di una facoltà attribuita al Comitato di Regata.

In sostanza, la regata deve essere regolare, ma la valutazione della regolarità e dell’opportunità di inervenire, nonché le modalità di inervento sono rimesse all’apprezzamento e alla discrezionalità del Comitato di Regata.

Ora il quesito è: può la Giuria valutare una scelta discrezionale del Comitato di Regata ed accogliere una richiesta di riparazione per un’azione non corretta o un’omissione del Comitato?

Certamente sì, poiché altrimenti la reg. 62.1 a) non sarebbe altro che una formula vuota che giustificherebbe scelte arbitrarie piuttosto che discrezionali.


Risolti (o individuati) i problemi teorici, rimane al concorrente da affrontare la parte più difficoltosa: cioè ricondurre il fatto accaduto in mare ad uno dei fatti tipici previsti e, soprattutto, convincere la Giuria della correttezza di tale operazione.

Tutto è rimesso alla capacità di chi, ritenendosi danneggiato, deve convincere la Giuria (composta da persone che non erano in mare e che ora valutano a terra l’operato di chi stava in mare) sostanzialmente a non appiattirsi sulle posizioni del Comitato di Regata: la richiesta di riparazione deve essere diretta a dimostrare non solo la errata valutazione del Comitato di Regata circa la regolarità della regata, ma anche la sussistenza di una condotta omissiva (qualora non sia in alcun modo intervenuto) o una condotta erronea (qualora sia intervenuto in maniera maldestra) che ha causato un peggioramento della posizione dell’incolpevole concorrente. Difficile, molto difficile!

Stiamo acquisendo le candidature per le località che ospiteranno le nostre regate nazionali per la stagione 2013. Scrivere al Segretario nazionale 2012-2013 peloja@katamail.com
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