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Data pubblicazione: 13/06/2004
A seguito di quanto accaduto al Trofeo Lisa Rochelli e dopo l'articolo "Sicurezza in mare? Sì! No! Forse! Boh! ecco ulteriori proposte-provocazioni-stupidità su un argomento molto serio e sottovalutato.
Certamente alcune proposte dell'articolo di GI potevano apparire eccessive, inutili e poco pratiche per una deriva (l’utilizzo di razzi e VHF come dotazione di bordo sembra più una pazzia di qualche circolare ministeriale, come il famigerato atollo). Molte altre considerazioni erano certamente sensate ed avevano, anche se non condivisibili, il merito di far pensare alla sicurezza.
Ecco il contributo di chi ha già provato certe situazioni: Alessandro Testa.
“Riguardo agli aspetti normativi, procedurali, legali o di responsabilità lascio
la parola ad altri, più esperti di me. Ci sono però alcune piccole cose che la
Classe potrebbe consigliare o addirittura regolamentare già da subito.
Quando, qualche anno fà, a Talamone abbiamo dovuto subire la "Tempesta
Perfetta", da 0 a oltre 40 nodi in pochi minuti con tutta la flotta sdraiata in
acqua, abbiamo tentato di analizzare quanto era successo ed abbiamo verificato
sulle barche da cosa erano stati causati i problemi.
Cerco di dare qualche contributo su quanto mi ricordo:
-- cavo di traino: normalmente il cavo di traino di stazza viene messo in barca
nei peggio posti ed alcuni, chi possiede un Lillia è quasi obbligato, lo tengono
nel gavone a poppa. Ovvero quando hai bisogno del cavo, per esempio con
condizioni oltre il limite, devi aprire il tappo del gavone (che tra l' altro
normalmente nessuno assicura alla barca con una cimetta di sicurezza), liberare
la cima e richiudere il gavone. Questa manovra mette a rischio la barca perchè
se scuffi a gavone aperto va a fondo la barca e non hai più niente su cui
rimanere a galla. Inoltre il cavo di traino dovrebbe essere permanentemente
fissato ad un punto di forza della barca, eventualmente già passato fino a prua
e tenuto in posizione con grey-tape (sui altre classi era obbligatorio, e
dovrebbe essere velocemente usabile con moschettoni rapidi, etc...
-- pagaia: anche quella normalmente è incastrata e nascosta nei peggio posti...
-- angolo di mura della randa: la cimettina che fissa la mura all'albero
normalmente è uno spezzone di spectra lungo una ventina di cm., di diametro
ridicolo (tanto è spectra!) con una serie di nodini che si stringono a bestia a
causa della tensione della borosa. Quando tiri giù la randa e vorresti levare
dalle b... il boma per poter timonare con tranquillità per metterti in salvo
(anche al traino) i nodini sono impossibili da sciogliere e la randa prende
vento, e per recuperarla normalmente rischi come minimo la scuffia. Tullio
Zanchi sulle sue barche utilizzava una cimetta di buon diametro che terminava in
clamcleat: liberi la cimetta ed il boma , in pochi secondi, lo puoi riporre con
la randa sotto il filo della coperta così non prende vento...
-- prua della barca: un bel pò di amici timonieri un pò sovrappeso scelgono
prodieri piccoli e leggeri. Quando scuffi, mentre il timoniere cerca di risalire
a bordo, il prodiere dovrebbe tenere la prua al vento. Purtroppo con onda
formata e ripida, come si forma quando un vento forte che sfonda rabbioso sul
mare, la prua sale tantissimo su ogni onda ed il prodiere non riesce a mantenere
la presa sull' attacco dello strallo, che sullo Snipe tra l' altro è abbastanza
indietro. In questa maniera il sistema barca, timoniere, prodiere si divide con
pericoli notevoli. Un sistema semplice per facilitare le cose potrebbe essere
quello di fissare all' attacco dello strallo uno spezzone di cima, magari tenuta
in ordine con un pò di grey-tape, che finisce con una gassa un po lunga che
costituisce una maniglia tramite la quale il prodiere può attaccarsi stando in
acqua senza essere strattonato dalla prua impazzita...
-- ritenuta della deriva: è un' altro dei punti deboli dello Snipe. Quando la
barca scuffia la deriva con tutto il suo peso casca dalla scassa verso il fondo
del mare con una velocità notevole con tutte le conseguenze del caso... Io uso
una doppia sicura: se mi dovesse mollare la prima, il cui fissaggio è
normalmente stressato dalle numerose strattonate che si verificano quando tiri
su la deriva in poppa, interviene la seconda ritenuta, basta anche uno spezzone
di cima ben fissato ad un punto di forza della barca, che ti salva la
situazione...
-- polish, teflon ed altre diavolerie: questi prodotti, spalmati sullo scafo per
guadagnare qualche millesimo di nodo, rendono praticamente impossibile salire
sullo scafo scuffiato e rimanerci per più di qualche secondo (esistono anche
delle gare con scommesse in proposito!)...
-- alberi e crocette: i punti deboli sono l' attacco delle sartie sulle lande e
l' attacco delle crocette. Gli spinotti rapidi per poter variare la posizione
delle sartie, se non ben progettati ed utilizzati, diventano pericolosissimi. La
sartia si sgancia e l' albero si piega o si spezza quando tenti di raddrizzare
la barca. Stesso discorso vale per gli spinotti di fine corsa delle crocette.
Qualcuno, e neanche pochi, non li utilizza perchè in questa maniera con vento
leggero riesce ad aprire la crocetta di sottovento di qualche grado in più. In
caso di vento forte la situazione però diventa esplosiva per l' albero...
-- ritenuta dell' albero: le regole di stazza la prevedono ma per molti è ancora
un optional..
-- cimette di rispetto, spinotti e grilli di ricambio, coltello con aprinodi e
svitagrilli: molti non portano niente di tutto questo a bordo per rispamiare
qualche etto di peso...
-- giubbotti e vestiario: i capi tecnici sono tali perchè vengono studiati da
gente che ci perde tempo. Normalmente costano ma ti aumentano il comfort e ti
consentono di resistere più a lungo in condizioni disagiate. Se sei ben vestito,
con capi giusti ti senti più a tuo agio anche in condizioni limite...
-- colori dello scafo: l' idea delle derive e dei timone colorate fluo non è
male ma intanto basterebbe non avere lo scafo blu o celeste acqua...”.


