A Luino per le regate di "Beccaccini"
Data pubblicazione: 21/12/2005

di Beppe Barnao
Quando la sera del 25 settembre, con il treno proveniente da Milano arrivarono i primi equipaggi da Genova e Trieste, per partecipare alle regate luinesi, il tempo era imbronciato, l'aria buia e il cielo pareva un mare di nubi che il vento spingeva veloci verso la montagna.
Avevamo lasciato le nostre città sotto il ritmo argentino di una pioggerellina di marzo, ma man mano che ci avvicinavamo a Luino, la pioggia sempre più violenta contro i finestrini del treno e lo scrosciar dell'acqua rendeva più sordo il ritmo veloce e costante delle ruote.
Eravamo tutti appiccicati ai vetri apettando di vedere apparire da un momento all'altro la bella distesa azzurra del magnifico Lago Maggiore ed invece ci toccava vedere i grossi goccioloni che velocissimi scendevano lungo i finestrini, parevano giocare a rincorrersi.
L'ora tarda e l'eccessiva nebulosità non ci permise di vedere nulla!
Arrivando in stazione, incontrammo i dirigenti dell'Associazione Velica Alto Verbano, che gentilmente erano venuti a porci il benvenuto.
Un saluto, una presentazione, un rapido scambio di idee e poi via verso la Sede.
Ed era là che già ci aspettavano quelli che in macchina o in pullman ci avevano preceduto.
Ciao D'Isiot, mio caro Porta, ma lei è il signor Audisio, benvenuto anche a lei signor Moretti, con vocioo confuso e dai toni più squillanti ci salutavamo.
Non mancammo di fare i primi pronostici, ma poi avevamo appetito, un po' di sonno e con un arrivederci a domattina, ci dirigemmo verso i nostri alberghi.
Con lo spuntar del sole, i luinesi notarono uno strano via vai di tipi strani dall'aria spaesata, accenti nuovi e visi sconosciuti, eravamo noi che in fretta andavamo a mettere a punto le nostre imbarcazioni. Bisognava fer presto, sistemare gli alberi, alzare le vele e dare un'ultima controllatina alle attrezzature di bordo.
Arrivò lìora della partenza e tutti eravamo pronti. Che tempo magnifico! Una tramontana fortissima riempiva di gioia i più attrezzati e rendeva un po' titubanti quelli che, per eccessiva fiducia, avevano fatto a meno di portare le cappottine impermeabili e non avevano verificato lo stato delle sartie o delle scotte o delle drizze.
Molto vento. Non dico troppo perché qualcuno potrebbe pensare che io ero fra quelli che non volevano correre il rischio di "andare a bagno", ma il fatto che su sedici barche partenti soltanto cinque arrivarono dimostra che del vento ce n'era!
Vinse il più forte per i mezzi duri: il triestino D'Isiot su Zara, secondo un altro triestino su Pallino e terzo il genovese Schiaffino.
Nelle due prove che si svolsero domenica, il vento non era più così forte favorendo Schiaffino ed alla fine pochissimi punti separarono Tita V da Zara e Pallino classificati secondi e terzi.
Si erano avuti vincitori e vinti, e mentre la sera calava giù dai monti, le barche furono tirate, disarmate ed acquistarono l'aspetto triste e dimesso di chi si prepara a partire per andare lontano.

Questo articolo è stato pubblicato nel libro "La vita dello Snipe in Italia", Sergio Michel, 2004, Alberto Perdisa Editore - Airplane s.r.l.

La_vita_dello_Snipe_in_Italia

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