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Data pubblicazione: 01/04/2009
Meteorologo o previsore? Bob ama definirsi un percettore.
Ci accoglie nella sua casa vittoriana di Ashbury a San Francisco.
Come è nata la Sua passione per la meteorologia?
Mi trovavo a Berkley, alla fine degli anni sessanta, a studiare Giurisprudenza. In quegli anni c’era un notevole fermento. In breve mi stufai di studiare quella roba. Conobbi Timothy Leary, professore ripudiato di Harvard, che propagandava la sua fede nei peculiari effetti delle sostanze psichedeliche.
Provai di tutto, marjuana ed in particolare LSD.
Con gli studi non andavo più avanti. Mi iscrissi a filosofia e cambiai il cognome in onore del chimico inventore dell’acido lisergico.
Sperimentai i trip: c’è un cambiamento della percezione sensoriale, che può portare dal riso allo sgomento, può illuminare o impressionare. Si raggiunge un elevato senso di chiarezza e reazione emotiva. I colori acquistano brillantezza, la trama geometrica delle cose si rivela, le superfici si increspano e ondeggiano, qualsiasi barriera al passaggio del “viaggiatore” si curva. Il più incredibile dei mutamenti percettivi è la sinestesia, una trasmutazione dei sensi per cui il tatto può essere avvertito come udito, l’udito come visione, e così via. Il senso del tempo e dello spazio si allungano all’infinito. Ancora più straordinaria è la percezione che i confini tra se e non- se sfumino all’infinito fino a originare un senso di fusione con l’universo.
Hoffmann si ferma e guarda fuori dalla finestra. . Dal salotto si intravede la Baia e i banchi di nebbia che si dissipano e si riformano spinti dal forte vento che si incanala attraverso il Golden Gate.
La passione per il meteo è nata in quegli anni. Ho lasciato Berkley e mi sono iscritto a Stanford. Sono un rinnegato. Berkley versus Stanford: le acerrime rivali che si sfidano nel football. Ho tradito la prima per la seconda.
Lì mi sono iscritto a fisica e mi sono laureato. Poi ho preso un master in meteorologia. Da allora ho girato un po’ il mondo, collaborando per varie università e centri meteo, Reading, NOOA ...
Hoffmann si alza di scatto e va deciso verso uno scaffale e pesca sicuro un libro.
"Bevo e aspetto…Sale piano qualcosa di strano, un soffio, una vibrazione. Di colpo cambia il quadro ottico. Vedo per la prima volta: gli oggetti hanno colori abbaglianti. Ogni cosa nel mio campo visivo tremola ed è distorta, come se fosse vista in uno specchio curvo…Pezzi di mobilio assumono forme grottesche, minacciose…La signora della porta accanto, che riconosco a fatica,…non è più la sig. R, piuttosto una strega insidiosa e malevola, con una maschera colorata sul viso…Sento per la prima volta: è come se ogni piccolo rumore avesse trovato la strada segreta per arrivare fino a me, con precisione…I rumori intorno diventano colori: lampi di blu, strisce di rosso… Improvvisamente ho paura… Ancor peggio delle trasformazioni demoniache del mondo esterno sono le alterazioni che percepisco in me stesso, nel mio essere interiore." "The doors of perception” Aldous Huxley.
Chiude il libro e si risiede sulla poltrona.
Lei mi chiedeva come è nata la mia passione per la meteorologia. Questa passione non l’ho mai avuta. La meteorologia vuol farci credere di essere una scienza. Non lo è!
Le porte della percezione! Non siamo né meteorologi, né previsori. Siamo percettori. Più sensibili siamo, più percepiamo.
Il percettore, nel suo studio, o all’aria aperta, comincia a vedere le nuvole, i fronti dilatarsi, muoversi, assumere forme assurde e minacciose. Le carte meteo e le immagini dai satelliti appaiono come streghe pericolose.
Vuol dire che il meteorologo non si deve fidare delle carte meteo, dei modelli matematici e delle immagini riprese dai satelliti?
Ho studiato per molti anni fisica, ho studiato e lavorato nei centri meteo più prestigiosi. Riconosco l’importanza di questi strumenti. Ma non è tutto.
Lei conosce “il giorno della bicicletta” di Hoffmann, il mio illustre omonimo. Beh, è in sostanza una metafora, un po’ come il mito della caverna di Platone. Non ci dobbiamo fermare a ciò che appare. Esiste una realtà al di là. Per capire appieno i fenomeni fisici dobbiamo cercare di percepire quella realtà al di là.
Hoffmann si interrompe. Una lunga pausa di silenzio.
Prima che venisse qui ad intervistarmi, ho letto un articolo sul suo sito. L’articolo era scritto da un certo Meteopiazza. L’ho letto con attenzione. Condivido molte sue affermazioni. Non usa il termine meteorologo, ma previsore. Tuttavia deve spingersi oltre. Noto anche una certa sfiducia laddove afferma che non è possibile fare buone previsioni perché i dati migliori sono a pagamento. Percepire! Meteopiazza, percepire!
Mi scusi una domanda indiscreta, signor Hoffmann. Lei fa uso di sostanze psichedeliche?
Hoffmann attende qualche lungo secondo prima di rispondere. Si alza dalla poltrona e va alla finestra. La nebbia si è dissolta. Numerose ochette segnano di bianco l’acqua scura della Baia. Il vento soffia ad almeno 25 nodi.
Percettore. Per essere un buon percettore, Meteopiazza deve seguire il mio esempio.


