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Giampiero Poggi sull'Italiano
Data pubblicazione: 09/09/2005
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Le impressioni del Campione Italiano 2005.

Come consuetudine nella classe, mi è stato “suggerito” di scrivere un commento sul Campionato italiano, cosa alquanto ardua se paragonato ai puntuali e capillari resoconti di Pietro Fantoni. Queste saranno considerazioni più generali sicuramente influenzate dalla mia personale esperienza sulla classe Star con la quale regato da anni in Italia e all’estero.

Il Campionato ha indubbiamente riscosso molti consensi per un’organizzazione a terra e in acqua impeccabile ed una logistica adeguata all’importanza dell’evento. Il record di partecipazioni e il livello tecnico dei regatanti hanno onorato la classe nonché l’Associazione Velica di Bracciano che ha messo al servizio delle flotte provenienti da tutta Italia, la sua collaudata esperienza nell’organizzare e gestire eventi nazionali ed internazionali di un certo prestigio. Sono convinto che il successo di un evento dipenda, in primo luogo, dalla serietà nel gestire le regate sul campo che si riflette poi, al di là dei singoli risultati agonistici, sulla serenità dell’atmosfera a terra e la crescita di tutti; in secondo luogo, è sicuramente elemento di successo scegliere campi di regata in periodi dell’anno collaudati  che garantiscano la presenza di termiche locali o di condizioni meteomarine ottimali. Questo dovrebbe essere il solo principio da seguire nella scelta delle candidature dei prossimi eventi. Sicuramente l’elemento “sfiga” è sempre presente (vedi ultimo giorno di regata a Bracciano) ma fare tanti chilometri ed avere alte probabilità di andare in acqua e fare delle belle regate è sicuramente un forte richiamo per ogni regatante.

Dal punto di vista tecnico, condivido la scelta di limitare il numero di prove ad un  massimo di due al giorno con percorsi lunghi (in un mondiale Star si corre una prova al giorno con la bolina di due miglia e mezzo!). Due prove serie ed impegnative al giorno, sono sicuramente più appaganti, garantiscono la regolarità del risultato rispettando i valori in campo e consentono di verificare assetti, velocità, alberi, vele, manovre, tutte cose che consentono crescita ed evoluzione. Tornati a terra ad un’ora “decente”, poi, si ha il tempo e la lucidità mentale di eseguire corretti debriefing, ripensare alla regata e confrontarsi  con gli altri equipaggi.  

Personalmente concordo nel limitare il campionato assoluto solo ad equipaggi italiani;  in questa occasione la scelta di contenere il numero di stranieri mi è sembrata un ottimo compromesso e, classifica alla mano, non ha influito in termini di posizioni nella parte alta della classifica.

Nel complesso le mie impressioni sul Campionato sono positive: regate combattute fino all’ultima virata, tecniche, difficili e quindi piacevoli. Il tempo infelice di questo agosto ha sicuramente influenzato la classica termica del Lago di Bracciano che si è dimostrata anomala sia per intensità che per direzione. La difficile interpretazione del campo di regata ha favorito gli equipaggi più allenati che con barche ben assettate e regolate, hanno potuto concentrarsi esclusivamente su tattica e strategia di gara. La riprova  è nel fatto che i primi concludevano sempre nei vertici della classifica e tutti sempre vicini. L’elevato numero di imbarcazioni sulla linea di partenza, poi, ha reso le regate ancora più impegnative e per me stimolanti dovendo riprendere il gruppo di vertice in alcune occasioni. Ciò è stato possibile con un costante controllo dell’assetto e una buona velocità ottenuta grazie al tempo speso nel verificare il giusto pre-banding delle nuove rande e la scelta di un fiocco adeguato alle condizioni del lago. Devo confessare che mi sono subito trovato a mio agio con questa barca (come lo era stato al mio primo campionato, quello dell’Elba) perchè lo scafo è pensato per un equipaggio del nostro peso rendendo la barca molto sensibile allo spostamento e ai movimenti del corpo sia del prodiere che del timoniere. Molte sono le similitudini che legano la Star allo Snipe e ciò spiega il mio piacere e la familiarità anche con questa imbarcazione: entrambe sono relativamente lente di bolina e per questo più tattiche; entrambe sono a spigolo e quindi massimo controllo dell’assetto; simili le flessioni che si riescono ad imprimere all’albero mediante le varie manovre (leva); simile andamento di poppa con fiocco tangonato. Confrontandomi sui campi di regata con illustri staristi nonché snipisti, sia Mark Reynolds, che Torben, Diaz e Szabo  hanno confermato le mie stesse sensazioni.  L’unico neo, se mi posso permettere, è la complessità e la lungaggine dei criteri di selezione degli equipaggi per europei e mondiali: molto è stato fatto per snellire i calcoli, ma a mio parere sarebbe opportuno avvicinarli il più possibile a quelli delle altre classi olimpiche e rendere le selezioni più immediate e trasparenti. Questo consentirebbe a molti equipaggi giovanili, o altri equipaggi di livello, già impegnati in altre classi, di aspirare a regate internazionali confrontandosi anche su un doppio così tecnico, fisico e appassionante qual è lo Snipe.  

Un grazie particolare al mio prodiere che si è dimostrato all’altezza della situazione  rivelando grande concentrazione e grinta.

 

Arrivederci sui campi di regata sperando di vedervi sempre più numerosi.

Giampiero Poggi

ITA- 29685

Campionato_Italiano_2005

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