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Data pubblicazione: 12/04/2002
Divieto anacronistico?
Lo scorso sabato a Trieste, complice la bora forte che soffiava, ho pensato di uscire in regata con un cardiofrequenzimetro (non faccio nomi per non rinfocolare la noiosa querelle sulla pubblicità sulla lista). I dati della frequenza cardiaca li avrei potuti poi "scaricare" tramite interfaccia sul mio PC. La vela normalmente non è uno sport eccessivamente faticoso, ma in condizioni dure può diventarlo. Mi interessava registrare e valutare il "carico di lavoro" durante una regata con vento forte e paragonarlo con quello di altri sport, notoriamente duri come il ciclismo. Ho informato di questa mia intenzione Giorgio Brezich e Stefano Longhi, che mi hanno diffidato tra il serio e il faceto (non so in verità quanto faceto) dal farlo, ricordandomi la regola che vieta dispositivi elettronici, eccezion fatta per il cronometro. Poi il vento è calato e non ne ho fatto niente, dimenticandomi dell'accaduto. Oggi ho letto la mail, che vi inoltro, sulla lista internazionale. Per quale motivo la regola in oggetto vieta l'elettronica? Qual'è la sua ratio? Forse perché uno strumento elettronico costituisce un ausilio che svaluta le capacità e il talento di un velista? Forse perché tali strumenti costano troppo? Forse perché odiamo le innovazioni? Leggendo l'interpretazione ufficiale sembrerebbe che il motivo sia evitare costi eccessivi. In realtà un capo di abbigliamento tecnico in molti casi è più costoso. Non è questa dunque la ratio sottesa a tale norma! Neppure si può sostenere che una bussola o un altimetro o un barometro, incorpotrati in un orologio da polso svalutino il marinaio. Questi strumenti sono più che altro dei giocattolini che si acquistano essenzialmente per sfizio e credo che nessuno pensi che chi lo abbia in dotazione possa trarne un qualche vantaggio. Forse l'unico strumento elettronico - utilizzabile sulle derive - che potrebbe dare, almeno teoricamente, un qualche vantaggio è una bussola elettronica applicabile sull'albero (diffusa in altre classi) che consente (così sembra) di farci capire se ci troviamo sul buono e sullo scarso (lift or header) senza bisogno - come succede con una normale bussola - di annotare o memorizzare (nel significato di "tenere a mente") i gradi bussola relativi ad ogni bordo. Il vero motivo sembra quindi quello di bandire strumenti elettronici, onde evitare che si debbano operare dei distinguo tra questo o quello strumento, cioè tra lo strumento che aiuta e lo strumento che è indifferente ... salvo poi consentire l'uso di ciò che è usuale: il cronometro al quarzo. Ecco allora che scopriamo la vera ratio: non c'entra nulla il fatto di evitare di svilire l'arte marinaresca; si vogliono semplicemente vietare le innovazioni; è lecito usare ciò che è di uso comune e consolidato, posto che, in verità, sono d'aiuto - e pertanto in un certo senso svalutano il marinaio ... con la barba e la pipa che fiuta il vento - anche lo stesso cronometro e la vecchia bussola magnetica. E' troppo sottile ed arbitraria la differenza tra l'ausilio accettabile e dunque lecito, è l'ausilio inaccettabile e dunque vietato! Più semplice è vietare cio che ancora non è diffuso tra i più! Una riprova di questo si è vista a Punta del Este, dove la SCIRA tollerava i "patacconi scandinavi" con bussola da polso che moltissimi regatanti indossavano, rendendo di fatto l'interpretazione ufficiale una mistificazione: non è possibile motivare il divieto con la questione dei costi! Phantomas


