Pigoli IV
Data pubblicazione: 23/03/2005

di Roberto Perini


Chioggia - Il restauro del Pigoli IV (15808), costruito nel 1966 da Danilo D’Isiot, già appartenuto al segretario di classe, Enrico Rosso, ora di Corrado Perini, è quasi completato.

La cassa di deriva è stata abbassata ai limiti della nuova regola da Stefano Umberto Penzo (il Pelo) che ha pure realizzato un miglior punto d’attacco del cassetto di prua che regge lo strallo. Ha provveduto pure all’adattamento della mastra dell’albero ed alla sopraelevazione della scassa, con un blocco di legno leggero incollato con l’epossidica.

Roberto Perini (il Caciola) ha, invece, realizzato gli aggiornamenti di coperta, in olmo e cedro rosso, indispensabili per poter creare dei punti atti a supportare i punti di scotta del fiocco più interni e lo strozzatore della randa. Si tratta di pezzi non incollati alla barca, ma fissati con bulloncini e galletti come accessori supplementari. Questo per non sconvolgere l’estetica originale.

In pratica, grazie a semplici braccetti, rifiniti alla maniera di D’Isiot, si sono ripetute le misure del Persson. L’attrezzatura per cinghie, paranchi e così via, completamente assente, è stata realizzata artigianalmente da Roberto Perini, con prevalenza di alluminio anodizzato. Il timone in legno è stato fatto da Sergio Irredento.

La barca sarà centrata come il Persson normalmente utilizzato da Corrado e Daniela, visto che l’armatore dispone di due armi identici.

Questo ci consentirà di vedere se il vecchio D’Isiot cammina quanto le barche nuove.

Una curiosità: Pigoli IV aveva la cassa della deriva con l’intaglio sul fondo a X, per consentire la regolazione dell’incidenza della lama sfruttabile come trim tab. Il dispositivo fu proibito pochi anni dopo la costruzione della barca che, secondo i racconti dei testimoni, andava bene o male, a giornate. Forse perché penalizzata proprio dalla precarietà del trimmaggio sperimentale e dai vortici d’acqua prodotti nel cassone dall’acqua che entrava a tutta forza dal largo intaglio.

Una speranza. Qualora le soluzioni di pozzetto dovessero dimostrarsi soddisfacenti, seppur non ottimali in ogni condizione di tempo, avremmo ottenuto un restauro assai facile ed economico di una bella barca destinata ad essere utilizzata in regate di club ed in qualche altra occasione speciale: una "seconda barca" di gran classe, firmata D’Isiot, e non è poco.

I braccetti di scotta con regolazione a punti fissi e barber e gli altri espedienti possono essere facilmente applicati a qualunque snipe di vecchia concezione. Possono essere realizzati da hobbisti, con l’ausilio di pochi attezzi. In alternativa, basta un falegname. Per eventuali ragguagli o foto scrivere a

r.perini@email.it

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I supporti delle cinghie del timoniere vanno avvitati sullo zoccolo della cassa di deriva. Le viti, generose in lunghezza ma non in sezione (danneggerebbero il legno), lavorano incrociate, a 45 gradi circa, sul legno, affinché i due golfari d'attacco non possano strapparle. I fori che accolgono le viti dei golfari sono prefilettate con buona precisione. Il foro nel legno, invece, è di sezione minore. Così lavorano assieme alluminio e legno, scongiurando l'apertura di fessure lungo la vena. Gli elementi in lega vengono montati sul blocco in legno, preliminarmente, con altre viti passanti attraverso fori comodi.

La forchetta di supporto della torretta di scotta va inserita alla sommità del cassone. Bloccata con un po' di colla ed un perno sottile passante attraverso il rinforzo posteriore della cassa stessa. Sporge verso poppa di mezza spanna. Esattamente di 15 centimetri a poppavia dell'intaglio, come nel Persson, per favorire l'intercambiabilità dei bomi.

Stiamo acquisendo le candidature per le località che ospiteranno le nostre regate nazionali per la stagione 2013. Scrivere al Segretario nazionale 2012-2013 peloja@katamail.com
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